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Thor (Dragon05)

Thor, elfo spensierato proveniente dai boschi di Alfheim, mentre indagava con i compagni su un culto blasfemo venne catturato e orribilmente torturato dallo spietato necromante nero... Ecco il drammatico e struggente racconto del suo decesso (mail di Thomas del 27 Ottobre 2003):

Freddo. Buio. Un fetore putrido riempiva le narici dello sfortunato elfo che, ferito e debole, giaceva su un fianco.
Legato come un agnello che attende il momento del sacrificio, Thor pregava speranzoso che l'angelo della morte portasse sollievo al suo martoriato corpo. Le forze lo avevano abbandonato. Gli occhi gonfi e la benda non gli permettevano di vedere rendendo ancora più tetra e spaventosa la situazione. In quel momento i ricordi di Alfheim e del fresco ambiente che solo la natura poteva offrirgli sembravano diapositive sbiadite che lentamente si allontanavano anche dai suoi ricordi. Solo il suo respiro scandiva il tempo dell'inesorabile momento di prigionia.
Il rumore di una goccia che senza cadenza ,finiva la sua breve corsa verso il suolo, fece risvegliare parzialmente l'elfo dal suo incessante dolore.
Con uno sforzo cercò di parlare. Solo una serie di confusi gemiti uscì dalla sua martoriata bocca soffocata ulteriormente da una fascia che lacerava le sue guance fino all'altezza delle sue amputate orecchie elfiche. "Mydia portami via" pensò l'elfo quando una lacrima color sangue nacque dai suo occhi e morì sulle sue labbra.

Passarono lunghi momenti che a Thor parvero secoli prima di sentire un rumore metallico riecheggiare nella stanza.
L'elfo avrebbe voluto gridare "Liberami e facciamola finita!" ma la palla di stoffa che gli riempiva l'arsa gola non glielo permise. Con un sforzo sovraumano Thor si mise a sedere. Lentamente due mani profumate da balsami pregiati, slegarono la benda che da lungo tempo oramai copriva i suoi occhi. Ci vollero pochi minuti per poter riadattare la provata vista dell'elfo alla luce della torcia che una seconda persona reggeva.
- Tu sei l'elfo che è giunto a Luln assieme a quei curiosi visitatori del mio Tempio? - chiese la voce calma dell'uomo. Thor lo fissò senza emettere un respiro.
L'uomo con la torcia si avvicinò all'elfo e tolse la benda che soffocava la sua bocca. La lingua dell'elfo sembrò scoppiarli in bocca come se mille carboni ardenti gli fossero stati spinti fino all'ugola. Un catino d'acqua gelata fu lanciato dall'uomo.
- NO! - disse Thor cercando di emettere una sola parola ma ben chiara.
- Come immaginavo... sei più duro di quanto avessi pensato...
L'uomo cominciò a far roteare le mani e a pronunciare parole che all'elfo, per quanto incomprensibili, risultarono arcane. D'un tratto il suo corpo fu pervaso da una forza che, per quanto egli provasse a sottrarsi, lo penetrò fino alle viscere. L'uomo stava scrutando attentamente i ricordi dell'elfo e nulla fu possibile a Thor per opporsi...

- Come immaginavo - disse indine l'uomo soddisfatto del suo operato.
- SAI DIRE SOLO QUELLO LURIDO RATTO? - gridò Thor così forte da farsi gonfiare le vene al collo. - FACCIAMOLA FINITA! LIBERAMI E TI MOSTRERO' IO DI CHE PASTA SONO FATTO!!
Sembrava che le sue parole avessero colto il segno. L'uomo con la torcia lasciò la stanza con un temibile sorriso sulle labbra.
- Ti lascio in buona compagnia... - disse l'uomo chiudendo dietro di se la porta di ferro.
Thor era a tu per tu con una persona che gli aveva dato prova di essere potente. Le sue mani violacee e coperte da ematomi, si strinsero più forte che mai. Avrebbe voluto far assaggiare la sua spada al cuore dell'uomo, fargli provare anche solo la metà del martirio a cui era stato sottoposto e alle umiliazione che aveva docuto superare quando, come un topo, era stato rinchiuso negli abissi della umida terra.
Con passo leggere, l'uomo estrasse un pugnale dalla cintura. Un pugnale magnificamente ricamato e tempestato di pietre preziose.
Senza troppi complimenti, l'uomo tagliò un capo della corda che saldava le caviglie dell'elfo al duro pavimento il pietra.
Lo afferrò per i capelli e lo mise in posizione eretta. Un forte formicolio percorse le gambe dell'elfo che da tanto tempo ormai non erano state mosse. L'uomo si avvicinò all'orecchio mozzato dell'elfo e fu allora che Thor riconobbe quel viso.
"Ox... tu sei Gio Ox..." pensò stringendo i denti. Ricordava quel viso quando, durante l'interrogatorio, gli si era presentato davanti facendo un sacco di domande alle quali l'elfo non aveva mai risposto.

Con un leggero soffio, Ox disse all'orecchio di Thor: - Appartenevi alla natura e quindi a tutto ciò che io odio. Ora sarai mio...
Ox fece scorrere molto lentamente il pugnale all'altezza del cuore di Thor e cominciando a perforare e oltrepassare la pelle escoriata dell'elfo. Il pugnale sembrò impiegarci un eternità. Lento ed inesorabile, l'affilata punta del pugnale cominciò a penetrare le carni dell'elfo... centimetro dopo centimetro, la punta del pugnale spaccò il cuore dell'elfo in due. Non aveva pronunciato nessuna parola, nessun urlo...
Thor smise di stringere i denti... e quella sarebbe stata l'ultima volta.
Il corpo dell'elfo ricadde al suolo emettendo un tonfo. Un rumore di morte che riecheggiava nella gelida stanza sotterranea. Ox, con un sorriso soddisfatto, estrasse il pugnale molto più rapidamente di come era stato introdotto nel torace dell'elfo. Lo pulì usando i capelli dell'elfo.
Portandosi a pochi metri dal corpo esanime di Thor, Ox cominciò a pronunciare una strana litania. Dopo pochi secondi, il corpo dell'elfo riprese vita... una vita che nulla aveva a che fare con quella che Thor portava dentro di se prima della visita del pugnale al suo cuore.
- Ora tu mi appartieni. - disse Ox alla nuova creatura.
Il corpo che una volta rispecchiava il magnifico operato della natura, ora aveva le sembianze di una creatura dalla pelle giallastra. Era molto più alto e robusto di prima ma sopratutto, non era più Thor, per quanto una vaga somiglianza dei tratti somatici poteva essere notata ad un attento scrutatore.

Il corpo senza vita dell'elfo ora era una macchina ai comandi di Ox. Egli lo armò di spada e corpi il suo corpo con una bianca tunica ed il suo capo con un cappuccio.
In poco tempo, Thor venne fatto aggregare ad altri simili e, assieme ad un umano, vennero mandati in una sala centrale del Tempio dove alcuni intrusi stavano curiosando.

Furono attimi in cui l'elfo, per sua fortuna, non ebbe modo di capire che stava combattendo contro uno dei suoi compagni dei bei tempi. Se solo avesse potuto solo intuire che una volta scherza e faceva parte di quel gruppo, sicuramente si sarebbe opposto ai comandi di Ox, ma il povero elfo era morto assieme al suo spirito nel momento in cui Ox lo aveva tramutato in quell'essere.
William, con la solita forza e destrezza, sferzò un mortale colpo all'altezza del collo dell'elfo coperto dalla tunica. Thor non provò dolore... non provò rabbia... non provò nulla.
Il corpo che si era impossessato della sua vera identità, era caduto al suolo e con lo sguardo fisso verso il vecchio compagno William che stava combattendo abilmente, la breve "non vita" dell'elfo terminò priva di sentimento e sensazioni.

Una luce. Un caldo torpore avvolse lo spirito dell'elfo che, richiamato da qualcosa di magnificamente accogliente, stava finalmente portando a termine lo straziante momento che si era impossessato della gioiosa libertà dell'elfo.
- Seguimi e non cercare di capire... lascia che io, Mydia la caritatevole, ti accolga al mio fianco dove le valorose creature che mi hanno cercato per così tanto tempo, trovino il meritato riposo... - disse questa delicata voce che sembrava fatta di aria fresca di una magnifica mattina primaverile ad Alfheim.
Thor non provò neanche a parlare tanta era la sensazione di bontà e amore che questa apparizione gli faceva provare. Ebbe solo il tempo di vedere William che cadeva pesantemente al suolo ed emettere un rumore che, come un eco, riempiva la stanza che ora era fatta di candida luce.
"Sarò sempre al vostro fianco... notte e giorno, sole e pioggia..." fu l'ultimo pensiero che Thor espresse prima si afferrare la delicata mano della Dea che lo conduceva dove la morte rappresenta la nascita si una sicura miglior vita.


William Silverhair (Dragon05)

Può accadere che compagni d'avventura incontrino unsieme una tragica fine ma talvolta la mutevole Fortuna si lascia andare in maniera bizzarra. Il giovane aspirante paladino, William Silverhair, trovò una tragica morte proprio nel tentativo di liberare il suo compagno Thor dalle grinfie del malvagio negromante. Ma William non poteva sapere che Thor era ormai un cadavere deambulante al servizio del malvagio sacerdote... Ma leggiamo la sua trafica fine nel tempio oscuro... (mail di Fire del 21 Ottobre 2003):

La lotta si fece sempre più aspra e il giovane guerriero con le spalle al muro cominciava a subire gli effetti della perdita di sangue che ormai inzuppava anche la casacca di cuoio sottostante all'armatura.
Sentiva il cuore battergli all'impazzatta come se dentro l'elmo il batacchio di una campana danzasse all'impazzata rendendolo storno e confuso. Il sangue gli si era coaugulato sulle ciglia e un occhio era semichiuso mentre la sua bocca era impastata di sangue e saliva...
- Morirari maledetta creatura immonda! - disse con un filo di voce affondando la nera lama a fondo nella carne della viscida creatura e contemporaneamente parando un colpo con lo scudo che a momenti non lo fece cadere a terra.

"Laitan dammi la forza di estirpare il male davanti a me" pregò.

Ormai la lotta era disperata. Attorno a lui i rumori si confondevano fra voci e urla, movimenti e clangore d'acciaio. Ma lui non sentiva più nulla, un altro colpo alla testa gli fece quasi perdere i sensi vacillò vistosamente ma raccolse tutte le sue forze per opporsi...

"Un Paladino non cede al male... non cede al dolore..."

Rialzò lo scudo e diede un colpo in viso alla seconda guardia che lo stava incalzando con colpi lenti ma durissimi, la allontanò quel tanto da permettergli di attaccare l'altro avversario che lo aveva mancato per un soffio...

-ARGHHHHH!! - Un urlo gli salì alla gola e con tutto il suo fiato emerse dale ombre dell'elmo, veloce il suo braccio si mosse verso il viso del malvagio essere innanzi a lui, e il colpo non fallì.
Il coltello si piantò sul collo dell'essere fino al'impugnatura arcana rivelando uno squarcio non indifferente sulla guardia silenziosa che vacillò e poi crollò finalmente al suolo.
Il guerriero ansimava e nuovo sangue fuorisciva dalla ferita sul lato destro, ogni respiro era una lotta con il dolore i polmoni in fiamme gli sembravano pesanti come acciaio e l'odore del sangue lo nauseva facendogli girare la testa...
Un altro respiro ancora... Un'altra fitta lancinante al fianco strappò un sussulto al guerriero. Si voltò immediatamente per affrontare l'altro essere malvagio che incessante tentava di far breccia sulle sue difese che ormai resistevano per forza di volontà...
Gli occhi azzurri ghiaccio inondati di sangue di puntarono sul nuovo nemico, un altro respiro... Un'altra scarica di dolore gli pervase la mente come se un fulmine gli fosse caduto sulla fronte...

"Laitan aiuta il tuo servo in questa lotta contro il Ragno"

Alzò la guardia per tentare un affondo come il precedente sperando che causasse la morte di quella maledettisimo essere che lo stava massacrando. Questa volta qualcosa non funzionò il movimento di attacco risultò lento e scoordinato che per poco non cadde a terra e la creatura innanzi a lui se ne accorse penetrando nuovamente le sue difese e colpendo con enorme abilità proprio alla base della corazza di piastre dove le fasce di cuio grezzo univano il pettorale alla parte inferiore dell'armatura.
Come uno spillo sentì una breve fitta calda al basso addome che poi si intensificò sentendosi quasi sollevarsi dal terreno mentre l'impugnatura della spada si abbatteva sul suo stomaco producendo un'altra fitta di dolore sulla schiena...

Il non-morto tolse la spada, il guerriero barcollò e fece cadere a terra lo scudo incapace di reggerlo ancora, un ginocchio cadde pesantemente a terra ma l'onore non cedeva ancora.

"No... non posso venir meno ora... non ancora..."

Alzò lo sguardo verso il suo carnefice e il pugnale si levò ancora in un ultimo inutile tentativo e l'essere calò un colpo preciso alla schiena, un *clock* sordo rimobmbò nelle sue orecchie sorde e come un pupazzo di pezza dimenticato in un angolo il giovane guerriero cadde riverso sul suo sangue...

Non capiva... Il dolore era stato moltissimo ma ora vedeva solo il suolo completamente zuppo di sangue, non sentiva più dolore ora... Non percepiva le gambe e non riusciva a muoverle... Davanti a lui il volto incapucciato della guardia senza vita lo fissava anche dopo la morte.
Cerco di muoversi ma il corpo non rispondeva, il pugnale dell'amico mago ancora stretto fra le mani.. Gweyr... Lo aveva deluso lo sapeva, non era riuscito a fermare i nemici nemmeno con la sua strana arma dalla lama nera. In un ultimo sforzo disperato spostò con le deta il pugnale fino ad infilarlo all'interno dello schiniere d'acciaio in parte slacciato che proteggeva l'avambraccio fino al polso. Era un'ottima arma e il mago non sarebbe stato felice se cadesse in mani sbagliate.

"Laitan... Ho deluso anche te"

Un torpore cominciò ad investirlo e nulla di quello che accadeva attorno a lui era più reale, le immagini cominciarono a scioglieri come neve al sole e i colori si confondevano come il vino si mischia con con il latte... nulla aveva più una forma lineare ma tutto era sfumato e vaporoso...
Aveva fallito... Non era un paladino...
Lo sapeva...
Non poteva emulare le gesta di un eroe...
Non lo era...
Ma allora chi era William?
Figlio del male più cupo poi redento e cacciato perchè il seme della luce cresceva nel suo cuore... Sussurri di una storia mai proferita di una vita vissuta e come carta sul fuoco consumata... Parole mai espresse ora andrebbero dette...
Voleva scusarsi con Gweyr per il suo fallimento ma nessun alito di voce uscì dalle sue labbra insanguinate... Voleva festeggiare la vittoria su queste orribili creature con il gioviale Cyrano, ma lui era fra i perdenti e i perdenti non festeggiano... Avrebbe voluto anche conoscere meglio la guerriera Samantha e esprimere per lei dei sentimenti che non capiva a fondo ma non ne avrebbe mai più avuto un'altra possibilità...
Mille e ancora mille sono i rimpianti che vagliava la sua mente in un breve istante, sufficente a fargli scorrere tutti i suoi errori e delusioni, gioie e rimpianti.
Ora capiva, ora sapeva... Il quadro al castello, la lacrima sul volto del paladino nella sua lucente armatura bianca, un'immagine impressa a fuoco nella giovane mente del povero cavaliere...
Un formicolio lo catturò come il miele imprigiona una mosca, lentamente scivolava nell'oblio... Lacrime e sangue rigavano il volto del giovane mentre un'ultimo respiro usciva dalle sue labbra... Una morsa gelida lo strinse lasciandolo solo e ponendo un ultimo veto sul sogno della sua vita...
Si perchè tutto era un sogno... Nessuna famiglia lo aspetta, nessuno ricorderà la sua morte come un paladino... Tutto svaniva in una bolla di sapone... Speranze, sogni, amori, progetti... L'oscurità si chiuse su di lui e nulla ora aveva più senso, William Silverhair chiuse gli occhi e mai più li riaprì.

***


Toto (Dragon08)
Nick o Nome giocatore: Roberto
Razza: Elfo

Descrizione: Aspetto un poco trasandato, ma viso furbetto, sguardo sognante. Capelli lunghi e biondi, spesso raccolti in una lunga coda dietro la schiena; a volte lasciati sciolti a coprirgli il volto, come per nascondere se stesso ed i suoi pensieri più intimi...
Occhi verdi, semplici ma fieri, indagatori, pronti a cogliere la bellezza nascosta dentro ad ogni cosa che lo circonda. Fisico magrolino, slanciato ed agile.
Porta con se, appesa ad un fianco, una spada di poco valore, che usa solo nei momenti più concitati: dietro le spalle si nota però sporgere l'estremità di un arco, suo vero compagno di ogni combattimento, che usa con ottimi risultati grazie ai duri allenamenti che sin da bambino riempivano le sue giornate ed alla sua capacità di concentrarsi anche nei momenti più critici, riuscendo a mettere a fuoco il bersaglio con buona facilità ed in ogni circostanza.
Ad una prima occhiata si può notare la presenza di un piccolo tatuaggio sul dorso della mano destra; ma solo ad una analisi più approfondita e ravvicinata si riesce a riconoscere la forma di un piccolo teschio, dal cui occhio destro scende come una lacrima, una minuscola goccia di sangue...

Ecco a voi il racconto della sua tragica fine nel mondo dei Forgotten Realms (Mail di Roberto del 2 Marzo 2006):


L'elfo era li, a qualche metro dal corridoio che aveva appena percorso, ora all'interno della stanza; si era girato nuovamente sui suoi passi, aveva imbracciato il suo arco pronto a scoccare una freccia, tenendo sotto mira quello stesso passaggio.
Si era piegato su di un ginocchio, per restare ben saldo mentre aspettava che i suoi amici ne uscissero velocemente, pronto poi a colpire le guardie che probabilmente li avrebbero seguiti!
*Ma perchè ci mettevano tanto?* - pensava tra se e se imprecando contro di loro!
Comunque si sarebbe fatto trovare pronto, era completamente concentrato e per nessun motivo al mondo avrebbe sbagliato la mira, era pronto a scommetterci la propria vita!
E la risposta beffarda del destino non si fece attendere poi molto: pochi istanti dopo infatti, totalmente assorto dai suoi pensieri, Toto non si accorse che qualcosa non andava... o meglio che qualcun'altro doveva essere entrato da uno degli altri corridoi di quella stanza.
Completamente all'oscuro di questa presenza, percepì solo con la coda degli occhi un lampo azzurrognolo alle sue spalle, ma nemmeno il tempo per i suoi occhi di comunicare col cervello, che un colpo improvviso e di una forza inaudita raggiunse la sua schiena, completamente indifesa...
Lo schianto fu fortissimo, il lampo lo aveva colpito proprio al centro delle spalle e l'elfo fu scaraventato a terra in avanti, con la faccia che finiva inesorabilmente sul pavimento. Toto non ebbe nemmeno il tempo di provare dolore, l'impatto fu devastante e da solo bastò a togliergli il respiro, e con esso gran parte della sua vitalità....
Si era ritrovato a terra, in fin di vita e completamente stordito; dalla testa il sangue iniziò a colare lungo il suo viso imbrattato dalla polvere, mentre una coltre grigia era scesa dentro di lui.
Un vuoto totale s'impossessò del giovane elfo, disperso in una sorta di limbo senza suoni ne colori.
Probabilmente ancora non si rese conto di nulla quando, pochi attimi dopo, qualcuno si avvicinò al suo corpo e gli sollevò la testa da terra. Improvvisamente una lama affilata e gelida come la morte stessa gli fu avvicinata alla gola, e con lentezza ma estrema determinazione prese a recidergli il collo formando un macabro sorriso da cui subito il sangue prese a scorrere a fiotti continui, portando con se fuori dal suo corpo gli ultimi suoi barlumi di vita...
Ancora una volta, privo di sensi, percepì appena il nuovo dolore subito... un'unica certezza si concretizzò nei meandri più oscuri dei suoi pensieri: inutile cercare di aggrapparsi a qualcosa, nè al passato nè al presente...
Nessun appiglio gli sarebbe stato utile oramai per uscire da quelle tenebre che lo stavano inghiottendo; le ultime immagini dei suoi amici gli passarano davanti come diapositive in bianco e nero, di coloro che aveva perso lungo questo interminabile viaggio e di coloro che ora lui avrebbe invece abbandonato per sempre.
Avrebbe voluto rivederli per un'ultima volta, salutarli per sempre ora che stava per intraprendere un nuovo viaggio da solo, verso l'ignoto ancora più oscuro di quanto non avesse mai fatto.
Ma si rese conto che non c'era più tempo per nulla, nemmeno più per pensare... ed una sola lacrima gli scese sul viso solcando un piccolo sentiero tra la polvere che oramai lo rivestiva.
Così senza nemmeno riuscire ad aprire gli occhi per un'ultima volta; il buio più totale prese presto possesso del suo corpo e della sua anima, e del giovane elfo non restò che il suo misero corpo al centro di quella stanza circolare, ucciso da chissà quale bastardo, in uno dei pochi momenti in cui era rimasto completamente solo, senza nemmeno la presenza dei suoi amici a compatirlo...


***

Jeremy (Dragon02)
Razza: Halfling

Jeremy veniva dagli insediamenti Halfling della parte occidentale delle five shires. Nipote di uno dei cittadini più in vista del suo villaggio aveva deciso di dedicarsi all'avventura per desiderio di scoprire cose nuove. Non avrebbe mai voluto farlo sul serio, ma ormai era in ballo... Gioioso e chiacchierone, in condizioni di necessità diventava riservato e prudente.
Morto in battaglia nel sottosuolo di Minrothad.


Selian (Dragon02)
Razza: Umano

Selian era astuto e calcolatore. Il suo fine principale era acquisire potere e spargere ovunque il Caos. Ogni sua azione era volta ad uno scopo personale, e quasi mai si era prodigato per aiutare un compagno in difficoltà. Non conosceva l'amicizia, ma solo la fratellanza che lega due o più membri del suo Ordine. Era molto abile a gestire le parole, che usava molto spesso come armi a doppia lama. Era sicuro di sè ed aveva una certa predisposizione al comando.
Riusciva ad assumere ogni tipo di atteggiamento e forse la sua lunaticità era la caratteristica che più lo contraddistingueva. Era stato addestrato molto bene dal suo maestro e conosceva storie e particolari di cui pochi erano a conoscenza. Nonostante questo non si sbilanciava mai e non lasciava mai scappare dalle sue labbra nessuna porola fuori posto, a meno che non ne traesse lui stesso dei vantaggi.
Adesso le sue ossa riposano nel sottosuolo di Minrothad dov'è stato colpito a morte in combattimento.