Home Mystara Gioco Forum
menu
Voci
Voci di Taverna
Voci degli Eroi
Le Avventure
Dragon01
Dragon02
Dragon03
Dragon04
Dragon05 - Parte 1
Dragon05 - Parte 2
Dragon05 - Parte 3
Dragon05 - Parte 4
Dragon06
Dragon07
Dragon08
Gli Eroi
Dragon01
Dragon02
Dragon03
Dragon04
Dragon05
Dragon06
Dragon07
Dragon08
A Riposo
Il Sepolcro
 
Credits
La Lista Dragon05 - Libro 1 - Parte III Home - Cronache - La Lista Dragon05 (Parte III)
L'Avventura di Dragon05
Una storia lunga 5 anni...


Indice Libro 1
Presentazione
Parte I
Parte II

Parte III
La storia finora...
CAPITOLO 16 - Drakesbone
CAPITOLO 17 - Quiete Prima della Tempesta
CAPITOLO 18 - Oltre la Nebbia
CAPITOLO 19 - Riverbank
CAPITOLO 20 - La Rosa Nera
CAPITOLO 21 - La Fine dell'Incubo
EPILOGO

Schede e Statistiche

Vai al Libro 2


La storia finora...

Qui inizia la Parte III del Libro 1.
Nella Parte II abbiamo visto come gli avventurieri hanno investigato e sconfitto il subdolo Ordine del Sole d'Argento. Una vittoria parziale e costata anche il sacrificio di alcuni compagni.
Il vero capo dell'ordine, Randall, è riuscito infatti a fuggire ed il gruppo si è spinto al suo inseguimanto determinato a vendicare i compagni morti.
Il terribile scontro finale si sta avvicinando... ed ancora una volta le cose non andranno come gli eroi si sarebbero aspettati...


PARTE III


CAPITOLO 16 - Drakesbone: un castello spettrale

Il pomeriggio del 27 Vatermont Gweyr, Kreena, Cyrano, Eowyn, Axine, Koguar, Kryon, Aryn e Johann lasciarono Luln cavalcando verso nord. Trascorsero la notte e chiesero informazioni a dei boscaioli.
Il giorno successivo verso le 15.00, imboccando un piccolo sentiero quasi per caso, il gruppo giunse in vista di un castello semidiroccato sulla cima di una collina spoglia di vegetazione e sassosa.
L'aspetto del castello nella foschia era veramente sinistro e di notte sarebbe apparso spettrale.

Eowyn, Kreena e Kryon, facendo percorsi diversi e sfruttando le asperità del terreno giunsero di nascosto fino ad 200 metri dal castello e poi riferirono che sui bastioni non sembrava esserci nessuna guardia, il castello sembrava disabitato ma il portone, oltre una grata di ferro rugginosa, appariva molto ben tenuto.
Johann e Koguar tovarono delle tracce. [Nota: le tracce trovate da Koguar erano quelle di Balmar e dei suoi compagni giunti al castello 2 giorni prima.]

Discussero sul modo migliore per entrare nel castello. Kreena però andò di soppiatto al castello e si arrampicò sulle mura accertando che effettivamente, nonostante l'aspetto, dentro al castello c'erano degli uomini. Kreena posizionò una corda e poi tornò indietro dai compagni.
Infine decisero che Kreena, Gweyr, Kryon e Eowyn avrebbero tentato di raggiungere le mura, scalare il bastione raggiungere il portone e aprirlo per permettere l'accesso a tutti gli altri.
Il castello era una struttura cubica con al centro un massiccio torrione. Aveva tre bastioni: il primo a 8 metri dal suolo, il secondo ad altri 8 metri dal primo e il terzo sulla cima della torre centrale ad altri 6 mt di altezza.
Il lato est del castello nel bastione più basso aveva tre torrette di guardia: sotto la torretta centrale Kreena aveva posizionato precedentemente la corda.
I quattro attraversarono furtivamente 300 metri di petraia. I ladri si arrampicarono rapidamente sulla corda mentre Gweyr vi riuscì a fatica. Giunti sul primo bastione Kreena ed Eowyn sentirono delle voci provenienti dall'alto: erano stati avvistati!
Sul primo bastione c'erano delle rampe di scale che conducevano al piano sottostante e il portone d'ingresso al torrione centrale.
Gweyr fece cenno rapidamente ai ladri di scendere e di aprire in tutti i modi il cancello: lui si sarebbe occupato da solo di chiunque fosse giunto li.

I tre ladri scesero la scala e penetrarono rapidamente nella stanza che dava proprio sopra al portone.
Questa stanza non aveva alcuna guardia e conteneva l'argano della saracinesca e una ferritoia a botola che dava sull'ingresso. Due scalette di legno, una ad est una ad ovest, scendevano al pianterreno. Da sotto provenivano le voci di quattro persone: due per lato. Non sembravano ancora allertate.
- EHI! VOI, LA SOTTO! - scandì infine Kreena con voce arrocata a tal punto da parere quella d'un uomo - Il signore ordina di aprire il portone! Fate presto! Arrivano alleati di Randal!
Si sentì un calpestio sotto la scala ovest e poi una voce: - Vai a vedere chi c'è lassù...

Una delle guardie venne fatta fuori immediatamente pugnalata alle spalle da Eowyn nascosta nell'ombra, altre due ingaggiarono un combattimento con Kryon e Kreena mentre la quarta riuscì a suonare la campana d'allarme per alcuni istanti prima di venire messa fuori combattimento.
I ladri si erano ripresi appena dal combattimento quando un nuovo guerriero solitario uscì da una delle porte e si avvicinò lentamente al posto di guardia dove si erano rinchiusi chiedendo perchè fosse suonato l'allarme solo per pochi secondi.
Kryon ed Eowyn attaccarono prontamente il guerriero sconfiggendolo rapidamente: adesso potevano finalmente aprire il portone! Eowyn prese una torcia e segnalò il loro successo ai compagni rimasti fuori...

Intanto al piano superiore Gweyr, nascosto in una delle torrette di guardia, attese l'arrivo delle guardie: dal torrione uscirono 10 guerrieri. Gweyr ne stordì la metà facendo crollare un muro illusorio su di loro e addormentò i rimanenti con un altro incantesimo. Poi ne uccise 9 a sangue freddo mentre l'ultimo lo risvegliò e lo incantò con Charme.
Gweyr venne a sapere che nel castello vi erano in tutto 33 persone più 2 prigionieri: un nano femmina ed un halfling.

Kreena invece risalì le scale ed incendiò uno dei dormitori del primo piano per creare un diversivo che fece perdere alcuni istanti agli ultimi guerrieri del castello che stavano infine accorrendo dai piani superiori del castello.

Il gruppo fuori dal castello, appena avvistato il segnale, partì con i cavalli al galoppo guidato da Cyrano e riuscì ad attraversare il portone sorvegliato da Eowyn e Kryon giusto in tempo per vedere 11 guerrieri arrivare verso di loro. Tre di essi furono accecati dalla magia di Axine e gli altri vennero sconfitti. Però sia Koguar che Johann furono costretti a ritirarsi nelle retrofile perchè feriti seriamente.
Lo scontro sembrava finito... ma dalle scale che portavano al piano di sopra provenirono nuovi rumori, altri nemici stavano giungendo...
Aryn e Cyrano avanzarono da soli verso le scale per fermare gli altri 4 nemici che stavano giungendo, ma due avversari si bloccarono come statue a causa dell'incantesimo di Axine che ristabilì la parità numerica.

Intanto Kreena, al piano di sopra, si muoveva solitaria nel tentativo di aggirare i nemici, voltando l'angolo del corridoio però si trovò faccia a faccia con una drow vestita di nero che quasi si confondeva tra le ombre. Kreena le chiese di arrendersi ma di fronte all'elfa minacciosa, poi fuggì dal corridoio da cui era venuta.
La drow quindi, irritata e furibonda nel vedere come stavano volgendosi le cose, non vista scagliò su Aryn, Cyrano ed i suoi uomini il suo incantesimo più potente: una Palla di Fuoco!
Tre dei nemici morirono tra le fiamme, mentre il quarto si rotolò a terra restando poi immobile in fin di vita. Nonostante questo Aryn e Cyrano erano ancora in piedi ...

Cyrano uscì da quel banco di nebbia fumante. Tutto era successo in pochi attimi: prima le guardie bloccate poi la sfera di fuoco esplosivo. Il guerriero aveva tentato di scansarsi ma non era riuscito a fare abbastanza in fretta e l'esplosione lo aveva preso in pieno.
Una terribile vampata di calore aveva avvolto per alcuni istanti Cyrano mentre odore di carne bruciata gli riempiva le narici. Tutto il lato destro del suo corpo portava i segni di quella terribile esperienza mentre il suo volto arrossato e scottato denunciava il rischio che aveva corso. I suo capelli, il pizzo e le sopraccigli erano in pessimo stato mentre la sua armatura era annerita in maniera orribile e lo zaino che aveva sulle spalle bruciacchiato e fortemente danneggiato.
Tossendo come un ossesso, aiutato da Koguar, Cyrano si trascinò sino ai cavalli per bere dell'acqua fresca dalla sua borraccia. Lentamente ora la sua mente iniziava a comprendere il pericolo corso mentre il liquido gelido riusciva a dargli un parziale sollievo.
Una domanda inziò a prendere corpo nella mente di Cyrano... chi aveva tentato di arrostirlo?

[Da una mail di Daniele/Cyrano del 29 01 2004]

Intanto la drow era fuggita su per le scale. Aveva perso tutti i suoi uomini. Le restava soltanto il suo compagno Kalak, un altro drow, e la sua arma segreta. Decise quindi di barricarsi nel torrione e poi porre fine a quei maledetti invasori!

Nel frattempo Gweyr era rimasto sul bastione e aveva interrogato Roy, la guardia che aveva incantato. Da Roy era venuto a sapere che il loro capo era la drow chiamata Fangor, colei che aveva scritto la lettera trovata nei sotterranei di Gio-Ox. Assieme a lei controllava il castello un altro drow maschio di nome Kalak e questi potevano controllare delle creature umanoidi chiamate Hidrex. Queste creature erano molto forti ma si potevano bloccare dicendo la parola "kye". Tutti i guerrieri conoscevano quella parola perchè le Hidrex avrebbero attaccato anche loro.
Quindi, sentendo che altre guardie stavano scendendo dai compagni, Gweyr aveva ordinato a Roy di cercare di fermarle o almeno di prendere tempo. La guardia ci aveva provato ma la spietata Fangor l'aveva uccisa per aver disubbidito al suo ordine di combattere contro gli intrusi.

Dopo la terribile palla di fuoco il gruppo potè rifiatare e tutti si riunirono all'ingresso del torrione centrale del castello per decidere cosa fare. Avevano distrutto la guarnigione del castello, dei 31 guerrieri solo 4 si erano salvati: tre accecati e uno era moribondo. Ma i due drow Kalak e Fangor si erano barricati sul torrione assieme alle Hidrex.
Il torrione aveva tre piani e al secondo piano c'era un secondo bastione di avvistamento. Per stanare i drow Gweyr e Kreena avrebbero scalato il torrione e avrebbero tentato di attaccare di sorpresa dal secondo piano mentre gli altri avrebbero creato un diversivo al primo piano.
Kreena si arrampicò con facilità e posizionò una corda per permettere la salita anche a Gweyr. Quando i due furono in posizione gli altri penetrarono nel torrione al piano inferiore e si trovarono davanti le Hidrex: tre figure vagamente umanoidi alte circa 2 metri. Avevano due braccia e due gambe tozze, un torso sottile e una testa appena abbozzata. La pelle era verdastra e coperta di spine e ricordavano vagamente dei cactus visti in certe bancarelle nelle fiere di primavera de La Soglia: sembravano appartenere più a dei vegetali che a degli animali. La testa aveva un unico grosso occhio rosso che brillava in maniera sinistra nella penombra, quasi avessero una luce propria.
Johann gridò prontamente la parola d'ordine e le Hidrex si bloccarono.
Koguar e Cyrano entrarono nella stanza ma vennero bloccati da una fitta rete di fibre resistenti e molto appiccicose creata magicamente da Fangor al sicuro al secondo piano.

Kreena e Gweyr fecero irruzione, in quello che era una sorta di laboratorio, dove si trovavano i due elfi oscuri ed altre 3 Hydrex, tutte immobili. I due elfi si voltarono subito individuando Kreena e Gweyr ma il mago utilizzò il suo incantesimo più potente e un grosso fascio elettrico centrò Fangor mentre Kreena scagliò una freccia che si piantò nella gola dell'elfa oscura uccidendola all'istante.
Subito dopo tutta la stanza diventò totalmente buia per l'incantesimo di Kalak. Kreena e Gweyr attesero l'arrivo al secondo piano dei compagni e Johann annullò l'incantesimo del drow. Koguar e Cyrano alla fine riuscirono a liberarsi dalla ragnatela magica.

Quindi salirono al terzo piano del torrione dove era fuggito Kalak. Giunsero in una stanza circolare con un letto, un tavolo e due bauli di cui uno completamente aperto. Sporgendosi dalla finestra poterono intravedere l'elfo oscuro superstite in lontananza che planava lentamente verso il terreno. Il sole era praticamente tramontato: trovare un elfo oscuro di notte nel bosco sarebbe stato molto difficile, così il gruppo si dedicò al meritato riposo anche se constatò che Randal non era più nel castello.
[Nota: Kalak aveva usato una pergamena di "volo" che sapeva si trovasse nel baule della stanza di Fangor. Kalak successivamente raggiunse lesto Randal portandogli la notizia della morte di Fangor.]


CAPITOLO 17 - Quiete Prima della Tempesta: riposo e nuove sconcertanti informazioni

Subito dopo aver visto la fuga di Kalak, il gruppo incontrò nel castello Ghenna, il nano femmina prigioniero nel maniero... Ma vediamo come Ghenna era arrivata a Drakesbone:

Il 15 Vatermont Ghenna, nei suoi pellegrinaggi, raggiunse un villaggio di nani tra le Montagne Nere seguendo una pista commerciale dei nani di Casa di Roccia. Il villaggio era deserto. Ghenna non conosceva la zona, non c'era mai stata, ma aveva incontrato quasi una settimana prima un paio di mercanti nani lungo lo stretto sentiero tra le montagne: le avevano detto che il villaggio più vicino, nella direzione in cui era diretta, era il villaggio di Darkovind.
Finalmente aveva raggiunto il villaggio di case di pietra e legno parzialmente scavate nella roccia. I mercanti non le avevano detto che Darkovind era un villaggio fantasma. Le case erano quasi tutte distrutte o molto danneggiate. Tra la neve, si vedevano ancora resti di creature morte da mesi probabilmente orchi e orchetti. Il villaggio di Darkovind era stato attaccato probabilmente da una sorta di esercito alcuni mesi prima e adesso era totalmente distrutto, disabitato e silenzioso...
I corpi dei nemici erano molti, ma con tutta probabilità i nani avevano avuto la peggio... Non sembravano esserci tracce recenti di nessun essere. Le abitazioni erano state attaccate con ferocia: tutto sembrava essere stato distrutto e incendiato in maniera sistematica.
[Nota: Darkovind era il villaggio originario di Balmar.]

Ghenna trascorse la notte nel villaggio fantasma e poi si rimise in viaggio verso la città di Luln, la città degli umani dov'era diretta.
Durante la settimana successiva Ghenna continuò a camminare, lasciò le montagne per più dolci colline e boschi scheletrici, seguendo sentieri poco tracciati e poco frequentati. Incontrò soltanto 4 goblin che sconfisse con una certa facilità.
All'imbrunire del giorno 22, Ghenna raggiunse un bizzarro e spettrale castello che incombeva su una collinetta pietrosa. Aveva l'aspetto molto trascurato e sembrava fosse disabitato. Ghenna bussò:
Passarono lunghi minuti poi il portone si aprì. Apparvero 5 guerrieri armati di tutto punto.
- Hahaha, guarda cosa abbiamo qui! - disse uno - un nano!
Tutti gli altri risero.
- Che ci fai da queste parti?
- Stavo facendo una passeggiata - rispose Ghenna, con tono sarcastico e subito aggiunse alzando la testa con aria spavalda e sicura di sè - E non chiamarmi "nano"... sono una signora, Io!!
- Hahaha - rise uno - lo sanno tutti che i nani femmina non esistono...


Gli uomini furono abbastanza cordiali, ma una volta dentro al castello la catturarono e la imprigionarono per utilizzarla come donna delle pulizie. Ghenna si arrese dato che gli uomini erano di numero molto superiore. I guerrieri le tolsero armi ed equipaggiamento e la buttarono in una cella! Le celle erano sporche e prive di prigionieri. Da un lato c'era una fossa nel terreno da dove spesso provenivano dei suoni e dei latrati come se ci fosse imprigionato un lupo.
Ghenna passò i successivi 4 giorni a pulire alcune stanze del castello sotto l'occhio vigile e divertito degli umani. Tutto sommato però non venne trattata troppo male.
La notte tra il 26 e il 27 Vatermont entrarono nelle prigioni tre guerrieri, due erano feriti anche se non seriamente, mentre il terzo trascinava un nano ferito gravemente.
- Hai compagnia, contenta? - disse la guardia gettando il nano nella cella di Ghenna senza particolari attenzioni.
In nano era moribondo: aveva delle brutte ustioni e un paio di ferite di spada, senza cure non sarebbe arrivato al mattino.
Gli uomini uscirono e rientrarono poco dopo trasportando il cadavere di un altro nano. Questa volta aprirono la grata della fossa con i lupi e ci gettarono dentro il nano morto, che presentava anch'esso numerose bruciature, oltre ad una evidente ferita mortale alla testa.
- E degli altri cadaveri che ne facciamo? - disse una guardia - i lupi non li mangeranno.
- Ci penseremo domattina.

Il nano ferito vaneggiò qualcosa su degli elfi e su "l'Olio" da recuperare ma non si riprese.
[Nota: Balmar ed i suoi compagni erano giunti al castello, avevano provato ad entrare ma erano stati scoperti. L'elfa oscura Fangor, allertata dalle guardie, aveva scagliato su di loro una Palla di Fuoco e poi li aveva fatti attaccare dai suoi armigeri. E questa fu la fine di Balmar e dei suoi sventurati compagni.]

Ghenna fece domande agli umani su quello che era capitato ma nessuno le rispose. Quando tornò in cella il pomeriggio dopo le faccende, il nano era sparito. Le guardie dissero a Ghenna di non interessarsi della sua sorte se non voleva fare la sua stessa fine.

La mattina del 28 Ghenna dalla cella sentì delle persone, un uomo e una donna, che prendevano dei cavalli e lasciavano il castello.
Una delle solite guardie disse: - Accidenti è incredibile, anche gli elfi hanno ceduto. Da non credere…
Verso il tramonto dello stesso giorno, mentre se ne stava con le mani in mano nella cella, udì uno scampanio come di un allarme! Lo scampanio non durò a lungo, ma la guardia presente nella prigione si alzò e uscì con circospezione dalla prigione. Per la prima volta Ghenna restò senza sorvegliante...
[Nota: Erano giunti gli eroi. Poco dopo Eowyn e Kryon fecero fuori la sua guardia permettendole di liberarsi...]
Ghenna udiva il clangore del combattimento che stava avvenendo nel castello, quindi decise di approfittarne tentando di aprire la porta della cella a spallate. La porta cedette soltanto dopo molti tentativi. Ghenna prese un pugnale, unica arma presente nella prigione, e uscì con cautela...
L'ingresso del castello era disseminato di cadaveri, uccisi da spade o frecce. Il portone d'ingresso era aperto e nei pressi erano presenti 5 cavalli.
Ghenna si armò e si mise ad esplorare il castello ritrovando il suo equipaggiamento e molte monete.
Una volta ben equipaggiata, Ghenna seguì le evidenti tracce del gruppo che stava a sua volta inseguendo Fangor. Osservò di nascosto Koguar e Cyrano invischiati nella ragnatela magica, ma non si fece vedere finchè non capì che il gruppo non aveva intenzioni malvagie.
Infine decise di rivelarsi ai suoi liberatori:

- Sono stata fatta prigioniera... sara' una settimana fa, circa. Sono sempre stata da sola, tranne una sera che ho sentito rumori di battaglia e poi hanno portato un nano ferito nella mia cella, ustionato... si... ferite più o meno come le vostre. Delirava. Ho cercato di aiutarlo più che potevo... Ma il giorno dopo l'hanno portato via.
- Non so che fine abbia fatto. Mi ricordo però che nel delirio, parlava di un'arma potente... l'Olio... l'ha chiamato così. Cadaveri di altri nani sono stati gettati nella fossa dei lupi... è giù, dove ci sono le celle. Ho sentito anche parlare i soldati... di un'arma che aveva sterminato i nani... di elfi che "avevano ceduto"... di loro capi dall'aspetto inquietante... e mi ricordo anche un nome, Fa... Fan... una cosa così... ah... sii... Fangor, ma non so chi fosse. Io oltre ai soldati non ho mai visto nessuno.

[Da una mail di Tella/Ghenna del 05 03 2004]

Nel castello il gruppo trovò alcuni libri di magia e oggetti magici interessanti. Quel luogo era presidiato dal Fangor ma Randal vi aveva un laboratorio, le Hydrex erano delle sue creature.
Nelle cucine al primo piano trovarono anche un halfling incatenato: era il secondo prigioniero del castello e veniva utilizzato come cuoco dalla guarnigione.

L'halfling, di nome Furfin, fu felicissimo per la libertà riacquistata e si offrì di preparare la cena a tutti entusiasta di poter cucinare dopo tanto tempo senza avere la caviglia incatenata. Per festeggiare la sua liberazione saccheggiò la grossa dispensa, accese un grosso fuoco nel camino, tirò il collo alle galline più grasse, pelò un gran numero di patate e mentre tutto cuoceva preparò una porzione più veloce: carne secca bollita e servita con spezie, formaggio ed un sughetto alle erbette di sua invenzione (sebbene Furfin si lagnasse molto di non essere riuscito a trovare in dispensa della maggiorana...).
La dispensa aveva anche una certa varietà di vini e birre, non tutte eccellenti. La portata principale, pollo arrosto in salsa con patate, venne servito alle 23 passate.
Furfin era un tipetto piuttosto loquace e raccontò di come era stato catturato mesi prima mentre faceva parte di una carovana di mercanti halfling che dalle Cinque Contee erano diretti alla Rocca di Riverfork per commerciare con la guarnigione del Duca.
Però la sua piccola carovana venne attaccata di notte da un gruppo di archetti. Narrò di come era riuscito a sopravvivere grazie alle sue abilità di cuoco, di come fosse riuscito a convincere un capo Orco che era più utile come cuoco vivo che come "pietanza cucinata" e come dopo altre peripezie fosse stato regalato dall'Orco in questione alla signora del castello. Passare dagli orchi ai drow e umani era stato un grosso miglioramento dopotutto per lui.
Era stato tre mesi incatenato in quel castello con la lunga catena che gli permetteva di andare soltanto al pozzo, nella cucina e nella dispensa. Le visite di estranei al castello erano state poche in quei mesi tranne negli ultimi giorni, ma non aveva mai visto nessuno degli ospiti tranne da lontano o per caso.

La notte passò tranquillamente e il giorno seguente, il 1 di Thaumont, la festa d'Inizio della Primavera, il gruppo lo dedicò al riposo e alla perquisizione del Castello.

Interrogando i pochi prigionieri superstiti vennero a sapere che Randal-Karan se n'era andato la mattina precedente: il gruppo l'aveva mancato per pochissimo. Ma nessuno sapeva dove fosse diretto.

Il baule nella stanza di Fangor conteneva alcune lettere, un paio di esse Kreena e Eowyn dovettero decodificarle prima di poterle leggere:
Il castello era usato da Karan (cioè Randal) come punto di ritrovo in certe occasioni. Ad esempio almeno una volta Randal aveva incontrato in questo castello uno o più capi di orchi delle montagne di Cruth. In un'altra occasione ha incontrato in gran segreto un fantomatico "Vorn", un tizio non meglio specificato. Unica considerazione possibile, se "Karan" in elfico significa "rosso", "Vorn" in elfico significa "nero". Che fosse il misterioso tizio di cui aveva parlato anche Gio-Ox?
Fangor era un "luogotenente" incaricata di controllare una certa zona non meglio definita.
In alcune lettere c'erano riferimenti ad un oggetto, non menzionato, in possesso di alcuni halfling dell'ovest. In altre dei riferimenti ad un oggetto nelle mani di una tribù di nani a nord (con tutta probabilità il villaggio di Balmar).
Una lettera che sembra molto più recente indicava che: "la Foresta di Riverfork protegge ciò che cerchiamo". La foresta si trovava a nord ovest del castello ed era piuttosto vicina al castello.

Nel Laboratorio di Randal trovarono alcuni libri sulla Rosa Nera. Questi libri contenevano rituali antichi e piuttosto complicati che descrivevano il metodo per evocare la Rosa Nera. La Rosa Nera veniva ricondotta in questi libri a figure diverse, a volte veniva chiamata anche "Messia", "Campione" o addirittura "Avatar" della Dea Ragno Nyx.
La Rosa Nera sembra avere alcune caratteristiche divine: immortale, invincibile, invulnerabile, signora della morte, padrona delle fiamme, forgiatrice dell'ombra.
Non veniva mai descritta fisicamente, tranne con l'aggettivo "terribile". Il rituale poteva essere effettuato in qualsiasi periodo dell'anno ma era necessario che: "L'Albero della Vita venga cosparso con l'Olio della Notte e bruciato con la Fiamma che Non Brucia".
Infine dovevano essere sacrificate almeno 100 vittime e il loro sangue doveva essere "bevuto dalla Rosa perchè cresca".
"Trascorsi tre volte tre giorni la Rosa sboccerà". E il nuovo immortale sarà liberato nel mondo. Secondo i testi Nyx aveva già tentato moltissimi secoli prima di manifestarsi su Mystara nella forma di un enorme Ragno Nero per portare l'oscurità nel mondo. Ma Nyx/Ragno venne ostacolata da alcuni Eroi/Immortali che la rispedirono, dopo una terribile guerra, nell'Abisso Oscuro, un luogo di Eterna Notte situato oltre il Caos.

Nei libri sulla Creazione delle Hidrex invece veniva spiegato cosa fossero: vegetali semi-intelligenti adatti al combattimento. Erano piuttosto forti ma non sono molto resistenti. In compenso quando venivano uccisi rilasciavano un gas paralizzante. Nascevano da bozzoli vegetali creati con la magia e che dovevano stare immersi in acqua arricchita di nutrimento. Potevano rispondere a dei comandi ma i libri non menzionano quali questi siano.
[Nota: i bozzoli trovati nel Tempio del Sole d'Argento a Luln, quelli che William aveva fatto esplodere, erano quindi Hidrex in fase embrionale. Randal portava avanti i suoi esperimenti anche a Luln ma non osava servirsene in città.]

Così il gruppo riorganizzò nuovamente le idee alla luce delle nuove scoperte: le attività dei nemici si erano sviluppate soprattutto a ovest, se si escludeva La Soglia. A La Soglia però la loro attività era soltanto agli inizi. Le roccaforti del duca ad ovest, Radlebb e Riverfork, erano state insufficienti a proteggere il villaggio di Xak-Rook e non garantiscono a Luln protezione dai saltuari attacchi della Baronia dell'Aquila Nera, come aveva detto una volta Sasha. Le Rocche del Duca erano quindi insufficienti a garantire la stabilità nella regione, al massimo riuscivano ad evitare che le cose non degenerassero completamente. Xak-Rook, un villaggio molto vicino al confine con la Baronia dell'Aquila Nera, era stata attaccata e distrutta ed era risaputo che il Barone utilizzasse eserciti di orchi, orchetti e simili: proprio le creature che avevano distrutto Xak.
Orchi e orchetti avevano anche attaccato il villaggio di Balmar, sulle montagne, e alcuni capi tribù orchi avevano incontrato Randal lì a Drakensbone. Ed il castello era sì vicino a Luln, ma anche posizionato in un luogo strategico se si vuole controllare la regione collinosa più a nord. Inoltre il castello aveva una pessima fama a Luln, ed era ritenuto infestato da fantasmi: una fama sufficiente a tenere lontani i curiosi.
Infine Randal cercava anche un Albero, qualcosa che si poteva trovare nella Foresta di Riverfork e Drakesbone era molto vicino anche alla foresta… ed erano anche venuti a sapere che gli "elfi avevano infine ceduto"…
Quindi a Randal mancava soltanto la "la Fiamma che Non Brucia"?
Oppure no…

Chiesero a Furfin se sapesse qualcosa a riguardo di una Fiamma che non Brucia:
- Gli Halfling sono un gran popolo - disse quindi Furfin - e proteggono tante cose interessanti e preziose, quindi farne un elenco è impossibile, ci vorrebbe troppo tempo. C'è però un oggetto che alcuni, anzi pochissimi, clan custodiscono gelosamente e in assoluto segreto, tanto che è leggenda anche tra gli halfling stessi: il Crogiuolo della Fiamma Nera. E' un poderoso artefatto che permette enormi poteri! Inoltre sembra sia una panacea per tutti i mali, si narra che faccia miracoli ad esempio per i calli.
- Si dice anche che la fiamma nera in realtà non bruci, per questo mi è venuto in mente, sulla base anche di quello che avete raccontato sui rituali e tutto il resto... In ogni caso il Crogiuolo è un antico segreto che gli halfling si tramandano da generazioni custodendolo gelosamente e non divulgando la sua esistenza a nessun'altra razza!
Seguì un breve silenzio carico di imbarazzo.
- Uhm... - bofonchiò Furfin - forse non dovevo dirvelo...


Eowyn quindi suggerì che probabilmente Randal si stava recando nella Foresta di Riverfork per attaccare un villaggio di halfling per recuperare l'ultimo oggetto che gli mancava e chiese a Furfin di fare da guida.
Ma Furfin affermò che non c'erano villaggi della sua razza in quella zona:
- Uh, no fanciulla - rispose - voi usate troppe armi, mentre io uso padelle e pentole... No, non credo che verrò nella foresta con voi, e non voglio tornare neanche alle Contee, tutti oramai mi daranno per morto non mi conviene tornare a casa...
Furfin rabbrividì: - Sapete... sono sposato...
- Ascolta bene Perian - intervenne Johann - Se ci serve una guida per andare in quella foresta, TU ci farai da guida!
- I-Io? - balbettò Furfin - E' molto gentile il fatto che una bella elfa scu... ner... bionda pensi a me ma io non so fare la guida... non ci sono mai stato a Riverfork... Uhm, in verità ci sono stato, ma ero legato ed erano le gambe degli orchi a portarmi. Noi halfling non ci andiamo mai, non siamo soliti commerciare con gli elfi di Riverfork, soprattutto se possiamo commerciare con gli elfi della vicina Foresta di Achelos. E poi a Riverfork ci sono anche gli orchi, vengono dalla Baronia a quanto dicono... E quindi magari entri nella foresta per vendere semi di zucca agli elfi e ti imbatti in un'orda di orchi poco raccomandabili... Io li ho incontrati gli orchi poco raccomandabili, non li raccomando a nessuno! E facevo una pista sicura... almeno era sicura finchè non ci sono passato con i miei compagni e sono stato catturato, suppongo che adesso la pista non sia poi così sicura...

[Mail di Fab/Furfin del 08 04 2004]

Successivamente gli eroi convennero che Randal doveva già possedere DUE degli artefatti necessari ad evocare la Rosa Nera: mancava soltanto l'Albero! Quindi, in tutta probabilità, Randall era riuscito ad ottenere anche L'Albero della Vita dato che gli elfi di Riverfork erano stati sconfitti…
Quindi Randal si trovava quasi sicuramente a Riverfork allo scopo di evocare la Rosa Nera!!!

La mattina successiva il gruppo lasciò il castello… in fiamme. Johann infatti aveva incendiato la stanza di Fangor e il suo cadavere.
Furfin annunciò al gruppo la sua volontà di andare a Luln, la città più vicina ed abbandonò il gruppo. Ghenna invece decise di unirsi al gruppo con la prospettiva di scovare dei tesori.
Per tutto il giorno il gruppo cavalcò verso ovest attraversando dolci colline disabitate coperte da pinete.
A sera appurarono che le colline erano finite e che erano giunti ai bordi di una fitta foresta di querce, ma stava arrivando un brutto temporale.
Il gruppo costruì un riparo di fortuna sfruttando delle grandi rocce e i tronchi dei numerosi alberi caduti. Cucinarono il cibo trovato e si prepararono per la notte con turni di guardia.
Ma il temporale non arrivò mai. Per tutta la notte si udirono tuoni lontani, chi faceva i turni di guardia poterono vedere lampi squarciare la notte ad ovest. L'aria sembrava immobile, stagnante e anche troppo calda in rapporto alla stagione.

La mattina successiva il cielo sopra al bivacco del gruppo era plumbeo. Sulla foresta di querce a ovest si stava scatenando ancora il forte temporale e ben presto iniziò a soffiare un vento piuttosto forte che portava odore di erba bagnata. Il gruppo si diresse quindi verso la foresta e la tempesta.
Verso le 11 di mattina il vento iniziò a trasportare anche echi di uno scontro: grida e clangore di armi. Il gruppo decise di avvicinarsi e di accertarsi della situazione.
Giunsero così in una radura dove si stava svolgendo un cruento scontro: 4 guerrieri umani, 2 orchi giacevano al suolo mentre altri 3 guerrieri erano intrappolati in una ragnatela gigante appiccicosa.
Otto guerrieri stavano invece combattendo contro 10 orchi e due figure incappucciate. I guerrieri erano ben armati e sembrava che una pattuglia di militari fosse stata attaccata da un'orda di orchi.
Uno dei due incappucciati creò una cupola di buio, ma NeelKamal, il chierico della pattuglia di umani, lo dissolse. Sfortunatamente l'altro incappucciato creò una seconda zona di buio...
Quindi gli eroi intervennero!
Axine annullò fortunatamente la zona oscura dove gli umani se la stavano vedendo brutta: i 4 guerrieri superstiti lottavano contro 6 orchi. Gweyr creò una Ragnatela magica e bloccò uno degli incappucciati. Gli altri accorsero in aiuto dei soldati. Kreena uccise l'altro incappucciato che si rivelò essere un drow mentre gli altri sistemarono tutti gli orchi rimasti.
Alla fine dello scontro 8 guerrieri e 11 nemici risultarono caduti in combattimento mentre uno dei drow era stato catturato vivo.

Un uomo sulla quarantina con capelli brizzolati si presentò come il capitano Aka, in stanza alla Rocca di Riverfork e facente parte dell'esercito del Duca. Aka li ringraziò per averli salvati da un sicuro massacro e poi presentò gli otto superstiti della truppa tra i quali c'era NeelKamal, sacerdote di Tarastia.
Aka raccontò che nelle ultime settimane nei territori attorno alla Rocca di Riverfork era aumentata l'attività delle tribù di orchi della zona. La Baronia dell'Aquila Nera proteggeva le tribù di orchi, questo era risaputo, ma non si erano mai spinti così a nord. Ultimamente c'erano stati degli scontri tra gruppi di orchi e le pattuglie di Riverfork. Per questo il comandante della Rocca aveva ordinato che i territori venissero pattugliati.
Il giorno precedente la truppa era partita dalla Rocca verso il confine con le Cinque Contee, dopo di chè era tornata indietro lungo il bordo della foresta di Achelos e della foresta di Riverfork. Quella mattina avevano avvistato tracce di orchi e l'avevano seguite per un paio d'ore giungendo al piccolo accampamento orchesco!
Circa 12 orchi si erano accampati nei pressi della piccola radura, così Aka aveva dato ordine di attaccare gli orchi mentre non se l'aspettano. I guerrieri avevano bersagliato gli orchi addormentati con frecce prima che essi potessero armarsi. Poi erano passati alle spade. Nei primi minuti sembrava che lo scontro fosse nettamente favorevole agli umani ma improvvisamente le cose si misero al peggio: erano apparsi i due drow e avevano usato la magia su di loro.
Aka affermò che i drow non si erano mai visti da quelle parti, a differenza degli orchi.
Il capitano spiegò che avrebbe riportato i cadaveri dei compagni alla Rocca, lontana soltanto mezza giornata a cavallo da quel luogo ed invitò il gruppo alla fortezza come ricompensa per il loro aiuto.
Il drow venne legato e tutti si recarono a Riverfork.

La comitiva giunse alla possente Rocca un paio di ore dopo il tramonto. Aka assegnò agli ospiti un edificio adibito a foresteria. Poi con gli altri guerrieri andò a fare rapporto ed ad allestire la camera ardente per i compagni morti. Un'ora più tardi uno dei cuochi della Rocca portò una minestra calda al gruppo. I guerrieri erano tutti molto presi dalle loro faccende e fino alla mattina successiva non prestarono molta attenzione al gruppo che potè così passare una notte all'asciutto.

Il giorno successivo, il 04 Thaumont, un'ora prima dell'alba giunsero alla Rocca due elfi. Riferirono alle guardie di ronda che portavano notizie dalla foresta di Riverfork. I due elfi vennero fatti sistemare in un salone in attesa dell'arrivo di un ufficiale.
Gli elfi si presentarono come Aurin Striate e Elaiss delle foreste di Achelos. Riferirono di essere stati incaricati dalla loro gente di recarsi a Riverbank, villaggio elfico della foresta di Riverfork.
Negli ultimi tempi la presenza di orchi a Riverfork era molto aumentata e non avevano notizie dell'altro villaggio da almeno dieci giorni. Erano partiti il giorno precedente, quando era arrivata l'insolita tempesta, ma giunti nella foresta di Riverfork si erano trovati la strada sbarrata da un muro di nebbia magica! Questa strana nebbia sembrava bloccare la strada per molti chilometri ed si era rivelata impossibile da aggirare. Elaiss aveva tentato di attraversarla ma fu costretto a tornare sui suoi passi perchè aveva avuto "la sensazione di soffocare".
Così Aurin e Elaiss avevano deciso di chiedere aiuto ed eventualmente informazioni ai soldati della Rocca per scoprire che fine avessero fatto gli elfi di Riverbank.

Gweyr provò ad interrogare, leggendone i pensieri, il drow prigioniero. Venne così a sapere che era al servizio di Randal assieme ad altri drow e orchi e che in quel momento Randal si trovava nella foresta di Riverfork proprio per risvegliare la Rosa Nera, un potente avatar di Nyx, la Dea Ragno che i drow venerano.
Il drow era convinto che la Rosa potesse portare il suo popolo alla gloria. A tal fine avevano avuto ordine di pattugliare la foresta per proteggerla dagli intrusi, dopo che gli elfi erano stati sbaragliati e il loro Albero sacro conquistato. Il drow non sembrava saper niente riguardo la nebbia magica.

Gweyr quindi chiese ad Aka ed ai suoi superiori che venisse inviato nella foresta un contingente di guardie assieme a loro per impedire che Randal risvegliasse la Rosa Nera.
Senza essersi prima sincerati di persona della reale situazione, i comandanti della rocca potevano concedere al massimo 10 uomini di supporto.

Dato che il tempo poteva essere di vitale importanza, Gweyr accettò. Il gruppo lasciò rapidamente la Rocca forte anche dei 10 soldati assegnati, di NeelKamal (deciso a vendicare i compagni) e dei 2 elfi.
Viaggiarono per tutto il giorno in direzione sud fino a raggiungere il fiume Achelos ed inoltrandosi nella foresta. Il tempo stava peggiorando e la tempesta iniziò a farsi sentire.
Al tramonto il gruppo giunse, dopo il difficoltoso viaggio, davanti ad una sorta di muro di nebbia o fumo nero! Il "fumo" era così denso da ridurre la visibilità a soli 6 metri inghiottendo poi alberi e arbusti. La pioggia continuava a cadere incessante...


CAPITOLO 18 - Oltre la Nebbia: una tetra foresta maledetta

Il muro di nebbia nera vorticava compatto. I cavalli si rifiutarono di proseguire e vennero quindi lasciati in un luogo sicuro.
Kreena entrò nella nebbia per prima, assicurata con una corda, ma dopo un centinaio di metri la ladra iniziò a respirare con più fatica fino ad avere la sensazione di soffocare. Così fu costretta a tornare indietro.

Intanto era giunto il crepuscolo e la pioggia continuava a cadere.
Sotto una grossa quercia, appoggiato al tronco, una figura ammantata di scuro osservava il gruppo in silenzio. L'uomo portava il mantello in modo curioso, infatti sia il mantello che il cappuccio lo coprivano interamente soltanto nella metà sinistra. La metà destra del volto, scoperto, mostrava un uomo sui 30 anni, con capelli corti biondi e lineamenti molto belli. Indossava un'armatura di piastre brunita e il mantello era nerissimo. Sul mantello luccicavano dei cristalli, come se fossero stati cuciti dei diamanti sulla stoffa. L'unica arma visibile era uno spadone allacciato dietro alle spalle.

- Quell'uomo ci segue almeno da quando abbiamo incontrato il Saggio, dopo aver lasciato Kelven. - Mormorò Eowyn ai compagni mentre ancora cercava di capirne le intenzioni. - L'avevamo visto in pochi, nemmeno gli elfi si erano accorti di lui... - Aggiunse cercando lo sguardo di Kreena poichè forse si trattava della stessa figura che aveva visto anche lei.
[Da una mail di Valeria/Eowyn del 14 06 2004]

L'uomo sorrideva e non sembrava intimorito anche se era da solo contro 20. Alcuni del gruppo cercarono di essere amichevoli mentre altri reagirono in maniera brusca alla strana apparizione. Alle loro domande su come attraversare la nebbia l' "Uomo Nero" rispose in maniera enigmatica e ironica: - Entrare è molto più facile di quanto pensate. Probabilmente non crederete alle vostre orecchie, ma in questo caso sarebbe meglio non credere ai propri occhi... A pensarci bene anche le orecchie fanno la loro parte, però essere ciechi e sordi non è molto divertente, quindi tanto vale vederci. L'uomo sembrò riflettere per un po' e fece una smorfia con la bocca.

Le bizzarre parole dell'Uomo Nero sembrarono far venire un'idea a Kreena che preparò dei tappi per le orecchie e si tirò il cappuccio sul volto per limitare la propria visuale. Dopo di chè Kreena, legata a Ghenna e tutta imbacuccata, entrò lentamente nella nebbia. Proseguì probabilmente oltre il limite precedente, ma stavolta fu Ghenna a doversi fermare perchè iniziava a respirare con molta difficoltà.
Kreena sparì nella nebbia. Poi la sua coda si tese per un attimo e Ghenna sentì strattonare e la nana recuperò la corda tagliata...
Dopo Kreena anche Cyrano e Kryon fecere un tentativo di penetrare nella nebbia e non fecero ritorno.
Johann, solitaria e schiva come al solito, lanciò senza preavviso il proprio giavellotto verso l'Uomo Nero. L'Uomo si spostò agevolmente di lato e il giavellotto si piantò nella quercia sulla quale appoggiava la schiena. Rise divertito in maniera sinistra.

Axine tirò un sospiro di sollievo, e disse all'elfa scura: - Non sempre è necessario distruggere ciò che non si comprende, Johann. Sicuramente questo signore è una persona difficile da capire, ma non per questo siamo autorizzati ad attaccarlo.
Sorrise, quindi si avvicinò al misterioso individuo e gli disse: - Se sei in grado di aiutarci, ti prego di farlo, altrimenti ti chiedo di non burlarti della nostra incapacità. Non fai che infierire su chi non può nuocerti, ed è come se ti accanissi con dei bambini. Noi intendiamo penetrare quella nebbia per scoprire se al di la di essa si trovi quello che cerchiamo; ora, se tu hai un obiettivo simile al nostro, aiutaci, e noi faremo il possibile per aiutare te. Ma se non ha alcun motivo di collaborare con noi, almeno non prenderti gioco dei nostri evidenti limiti!
Quindi sfilò il giavellotto dalla quercia e lo restituì alla sua compagna Johann.

[Da una mail di Paolo/Axine 23 06 2004]

L'Uomo in nero fece due passi indietro allontanandosi da Axine e aggiustandosi il mantello e il cappuccio che gli copriva tutta la parte sinistra del corpo. Le decine di cristalli cuciti sul mantello brillavano alla scarsa luce del tramonto. Sorrise per un attimo, poi divenne triste.
- I tuoi amici moriranno - disse - Il loro destino è già segnato. La nebbia protegge pericoli mortali che da soli non potranno sconfiggere. Verranno logorati uno ad uno ed infine saranno annientati.
Sospirò come se fosse addolorato, quindi sorrise gioioso: - Ma potrei darvi questa.
La mano destra scomparve sotto il mantello per poi riapparire un istante dopo: teneva in mano una pietra tonda, nera, grossa come un pugno.
- E' magica - disse - vi aiuterebbe, potrà...
Sembrò riflettere un istante dando l'impressione di voler di proposito creare una certa aspettativa.
- Potrà annullare qualsiasi magia, tranne la nebbia, temo. Inoltre assorbirà la magia di chi la possiede annullando ogni incantesimo e ogni oggetto magico che la persona porta con sè. La volete?


Alle domande di Axine a cosa servisse e come funzionasse L'Uomo Nero rispose: - La Pietra distrugge la magia che tocca. Ma il suo potere può essere indirizzato su qualcosa. La pietra può mutare e tu potresti perderla, tutto si può smarrire, soprattutto dentro la nebbia.
L'uomo fece una pausa e lanciò in aria la pietra un paio di volte, prima di aggiungere: - E non è necessario ringraziarmi.
Lanciò la pietra ad Axine in modo che potesse facilmente afferrarla al volo, intanto girò sui tacchi e fuggì nella foresta, correndo e saltellando a zig zag tra gli alberi. Svanì nel crepuscolo e dopo alcuni istanti si sentì in lontananza una risata sinistra che assomigliava molto il raglio di un asino...
La pietra nera in mano ad Axine aveva una forma non esattamente sferica come sembrava ad una prima occhiata, era leggermente calda e fissandola sembrava si muovesse, anche se era soltanto un effetto ottico.


Quindi utilizzando la tecnica di Kreena, tutti riuscirono ad attraversare la nebbia abbastanza agevolmente. Axine non ebbe alcuna difficoltà ad entrare, mentre l'elfo Elaiss e due dei guerrieri della Rocca non riuscirono a passare la barriera magica.
[Nota: per attraversare la nebbia magica non era necessario tapparsi le orecchie, ma questo aiutava. Infatti era necessario un certo sforzo di volontà per attraversare l'effimero muro magico con l'illusorio potere di soffocare chi vi entrasse.]

Oltre la nebbia si estendeva ancora la foresta di querce. Il sole era tramontato e in cielo c'erano nuvole nere. Non pioveva. Tutto era immerso nel silenzio.

Durante la notte una nebbia con riflessi verdastri coprì il terreno. L'aria divenne immobile. Due o tre ore prima dell'alba apparve la luce di una torcia in lontananza, tra gli alberi. La luce ondeggiava e si spostava lentamente da ovest verso est. Alcuni cercarono di seguirla, ma vedendo che si allontanava dal campo decisero di tornare dagli altri.
[Nota: Per fortuna. Era infatti un Fuoco Fatuo che li avrebbe fatti smarrire nella foresta...]

Il giorno successivo, Aurin cercò di fare da guida dato che conosceva abbastanza bene il luogo. Presto però ebbe l'impressione che tutto fosse come prima ma allo stesso tempo che tutto fosse cambiato: ad esempio alcuni punti di riferimento (come grossi alberi caduti, depresioni del terreno o rocce) si trovavano troppo a est o troppo ad ovest, troppo a nord o troppo a sud rispetto a quanto ricordava.
Nonostante questa stranezza il gruppo raggiunse un sentiero nella foresta fatto dagli elfi e lo seguì.
La foresta sembrava cambiare sempre più ad ogni passo che il gruppo faceva verso ovest. Sparirono progressivamente gli arbusti e il colore verde: l'erba divenne giallo-grigio, il muschio nerastro, le foglie marroni e appassite. Un paesaggio autunnale privo di note verdi. Tutto sembrava colorato di marrone o nero. Le querce sembravano scheletriche e i rami erano tutti piegati verso il basso.
Iniziarono a comparire delle ossa tra le foglie del terreno. Ossa bianche spuntavano senza un ordine preciso come grotteschi funghi. La maggior parte erano umane o poco più piccole. Altre sembravano di animali grandi quanto un grosso cane: si potevano vedere in giro anche teschi che somigliavano a quelli di un grosso gatto o di un grosso cane. Molte erano spezzate.
Erano facilmente visibili tracce di creature, ma erano così confuse e numerose da non riuscire ad individuare da dove provenissero o dove fossero dirette o quante fossero in realtà.

Eowyn camminava in coda al gruppo provando un gran disagio. Quel che la opprimeva era l'ambiente circostante. Il colore della terra, gli alberi rinsecchiti, le ossa, quel paesaggio lugubre le fecero tornare alla mente gli affreschi e gli arazzi incontrati al piano superiore del Tempio del Sole d'Argento.
- Non sembra anche a voi di ripercorrere quella specie di rituale nel Tempio? - Domandò vagamente ai compagni che c'erano stati.

[Da una mail di Valeria/Eowyn del 27 07 2004]

Presto si sentirono strani ululati provenire dalla foresta a nord... e sembravano avvicinarsi ad una certa velocità verso gli eroi!
Il gruppo decise di afforntare quest'insidia, qualunque essa fosse...
Gli strani ululati, avvicinandosi, crebbero d'intensità. Si moltiplicarono. Divennero assordanti. Poi come per magia dalla foresta sbucarono decine e decine di creature alte quanto un halfling e dalla testa allungata simile ad un grottesco cane. Alcuni camminavano a quattro zampe altri a tre, altri su due zampe. Alcuni impugnavano degli argentei falcetti.
Erano almeno un centinaio e correvano sciamando in gruppo, chi di loro cadeva, veniva travolto da quelli che seguivano. Lancianvano urla agghiaccianti e cambiando improvvisamente direzione, si scagliarono verso il gruppo!
Kreena, Kryon ed Eowyn si rifugiarono su gli alberi vicini. Johann lanciò un'incantesimo in mezzo al mucchio di creature: una decina di esseri caddero a terra e vennero calpestati dagli esseri che seguivano.
Quindi l'orda si schiantò sul cerchio formato dai guerrieri mentre i tre ladri scagliavano le loro frecce dall'alto. Per ogni creatura uccisa, un'altra prendeva il suo posto, ma fortunatamente la formazione resse. Nel feroce scontro due dei Guerrieri della Rocca vennero travolti e uccisi e altri tre restarono malconci.
L'orda sorpassò il gruppo e le decine di creature sopravvissute proseguì la propria insensata corsa verso sud allontanandosi sempre più. A terra restarono trenta creature uccise e almeno venti moribonde, che vennero facilmente eliminate.

Axine scoprì di non poter usare più la magia: la Pietra dell'Uomo Nero la inibiva. Decise quindi di consegnarla a Ghenna che non aveva oggetti o poteri magici.
Dopo una sepoltura approssimativa dei compagni, il gruppo proseguì ancora verso ovest fino ad un piccolo accampamento di elfi. Non era un villaggio, si trattava semplicemente di quattro o cinque capanne fatte di rami, paglia e fango.
Come spettri apparvero una decina o più elfi emaciati e dal viso scarno. Osservarono il gruppo che stava arrivando e puntarono verso di loro gli archi. Non dissero una parola.
Anzi, al discorso amichevole di NeelKamal risposero: - Andatevene e tornatevene nelle ombre!
Aurin cercò di essere più conciliante e riuscì a farsi intendere dagli elfi: in tutto 15 maschi e 4 femmine, nessun bambino. Apparivano tutti molto provati.
Gli elfi narrarono di aver combattuto e di essere fuggiti per settimane dalle creature della foresta che erano apparse dall'ombra. Il villaggio di Riverbank era caduto molti giorni prima a causa di schiere di orchi e drow. Coloro che erano riusciti a fuggire nella foresta avevano cercato di riorganizzarsi. Ma era giunta una strana tempesta... Dopo niente era più stato come prima: tornare al villaggio era impossibile, molti ci avevano provato inutilmente. Una palude mefitica si stava espandendo dal fiume facendosi ogni giorno più estesa ed era impossibile lasciare la foresta a causa della nebbia stregata.
Gli elfi dissero che avrebbero tentato di uscire dalla Foresta, dato che gli eroi erano riusciti ad entrare. Suggerirono di puntare sempre ad Ovest fin oltre il fiume e di non avventurarsi mai fuori dai sentieri: nella foresta era facile perdersi e vagare per giorni.
Comunicarono anche che l'Albero della Vita si trovava nel villaggio.

Mentre si apprestava a lasciare gli elfi, lungo la strada giunse una figura solitaria: Nemesis!
Il compagno lasciato mesi prima 1000 anni nel passato!
I vecchi compagni fecero delle domande a Nemesis non credendo possibile la sua presenza lì. Ma Nemesis mostrò anche la punta di freccia d'argento regalata da Kreena, un segreto condiviso soltanto dalla coppia e rispose alle domande coerentemente.
Nemesis narrò di aver combattuto i nani oscuri con Tassadar per mesi finchè non riuscirono a rispedirli nei loro territori. Una notte, un sogno lo avvertì che gli ex compagni erano in un pericolo mortale. Il sogno lo rese inquieto, così chiese all'arcimago Zor di spedirlo "dove si trovava Kreena" con la stanza magica per il viaggio nel tempo nelle rovine di Zaham. Si era ritrovato in quella foresta con l'insolita certezza che avrebbe presto incontrato i vecchi compagni. Tassadar invece era rimasto nella Cittadella con Zor a sperimentare, studiare, rimuginare sulle sue ossessioni…
Kreena comunque mantenne un certo distacco, dissimulando l'emozione procurata dall'incontro.

Il gruppo proseguì per i sentieri guidato da Aurin finchè non avvertirono voci bisbiglianti tra gli alberi: parole appena udibili, prive di significato ma abbastanza melodiose. Su idea di Kreena si misero dei tappi alle orecchie e proseguirono senza intoppi. Tra gli alberi qualcuno colse dei fugaci movimenti con la coda dell'occhio, ma nessuno notò nient'altro.
[Nota: Fu una buona idea quella di Kreena dato che quella zona era abitata da Driadi impazzite a causa della maledizione che gravava sulla loro foresta di querce.]

Procedendo, la nebbia aumentò e presto il terreno divenne paludoso. In uno specchio d'acqua limpida il riflesso degli avventurieri prese vita e delle copie un po' traslucide e dagli occhi spenti si ersero dall'acqua. Ogni copia attaccò il proprio originale...
Alcuni fuggirono, per altri lo scontro si rivelò piuttosto difficile, almeno finchè Ghenna non usò la Pietra Nera in combattimento scoprendo di riuscire a distruggere più facilmente quelle apparizioni. [LEGGI]
Con la Pietra Nera, Ghenna vedeva le loro copie come se fossero creature traslucide prive di lineamenti, una sorta di strani "spettri"…
Alla fine del duro scontro alcuni erano feriti mentre quattro dei guerrieri della Rocca erano rimasti uccisi combattendo le rispettive copie.

Il gruppo continuò il suo cammino inoltrandosi sempre più nella palude finchè dall'acqua limacciosa non uscì e una grossa creatura: era una sorta di grosso muflone con schiena e testa corazzate da placche ossee. Aveva anche grosse corna ritorte e muggiva come un toro infuriato. Kreena decise prontamente di attirare il mostro verso di lei, mentre Nemesis, Eowyn e Aurin bersagliavano l'essere con frecce.
Kreena schivò per un pelo l'attacco del mostro rifugiandosi dietro un albero e Koguar e Ghenna lo uccisero con relativa facilità. Questa volta lo scontro era andato alla meraviglia e nessuno aveva subito conseguenze. Anche stavolta l'aspetto del mostro impugnando la Pietra nera era quello di uno "spettro" senza connotati.

Finalmente giunsero ad un fiume. Questo rincuorò Aurin dato che il villaggio elfico di Riverbank era proprio nei pressi del fiume!
Per attraversare il fiume era però necessario passare su un ponte di legno in pessime condizioni e sorvegliato da un gruppo di sei elfi.
Il gruppo stava tirando un sospiro di sollievo ritenendo il pericolo diminuito ma Ghenna, usando la Pietra Nera, li avvertì che in realtà gli elfi avevano l'aspetto di orchi!
Gli elfi avevano già avvistato il gruppo e si recarono ad accoglierli in modo abbastanza amichevole invitandoli al loro accampamento.
Dopo aver fatto buon viso, gli eroi decisero di attaccare gli elfi-orchi di sorpresa!
I quattro nemici più vicini vennero sconfitti abbastanza facilmente ma i due rimanenti fuggirono verso delle baracche vicine alle mura del villaggio di Riverbank.
Gli eroi intanto attraversarono il fiume sul ponte e si riorganizzò in tempo per veder giungere sei elfi e un grosso toro di bronzo!
Neelkamail si diresse incontro ai nemici impugnando la Pietra Nera ed appurò che si trattava di altri orchi. Il toro invece era una sorta di creatura traslucida con un grosso corpo e quattro grosse zampe. Sia il corpo che le zampe erano prive di particolari (tipo peli rughe, unghie, ecc...). L'essere non aveva testa ma su un lato presenta due fori neri.
Il toro di bronzo caricò NeelKamail che si dette alla fuga conducendolo verso i compagni.
Gweyr fece apparire un piccolo drago verde e lo lanciò contro gli elfi. Kryon, Eowyn ed Aurin scagliarono frecce sulla bestia di bronzo ma scoprirono che la sua pelle era molto dura. Koguar, Cyrano e Johann attaccarono il toro in corpo a corpo mentre gli altri pensarono agli elfi.
Il Toro soffiò una nuvola infuocata su Koguar che fu costretto ad abbandonare il combatteimento e successivamente su Johann. Il nano riuscì salvarsi soltanto grazie alla sua fibra resistente ma l'elfa respirò l'aria incandescente bruciandole i polmoni, i capelli biondi e le sopracciglia s'incendiarono. Johann cadde al suolo sulla schiena, soffocata e col volto sfigurato. La sua agonia durò poco.
Infine il Toro venne abbattuto da Cyrano. [LEGGI]
Il combattimento aveva lasciato tutti esausti dato che anche gli elfi erano stati difficili da sconfiggere. I due Guerrieri della Rocca superstiti erano feriti gravemente.
Vedendo l'amica a terra Kreena, che era stata nascosta e non aveva partecipato allo scontro, accorse disperandosi per la morte di Johann.

Ghenna, osservando Johann con la Pietra Nera, notò che l'elfa non appariva affatto bruciata!
Questo dette un pizzico di speranza a Kreena che cercò di usare la Pietra per tentare di animare l'amica. Non riuscì a ridestarla, ma il corpo di Johann sembrò rilassarsi.
Dopo essersi riposati presso le capanne appartenute agli elfi-orchi, gli eroi abbandonarono il cadavere di Johann, nella speranza che portata via da quel luogo potesse tornare in vita, lasciandolo insieme ai due cavalieri della Rocca ormai incapaci di proseguire.
Quindi entrarono a Riverbank…


CAPITOLO 19 - Riverbank: la città distorta

Il villaggio di Riverbank sembrava circondato da una muraglia alta 10 metri ed aveva un portone alto 6 mt e largo altrettanto. Il portone era spalancato e da esso usciva una nebbia verdastra. Da lontano, la cinta muraria era sembrata più bassa di quanto lo fosse. Fu chiaro a tutti che l'enorme muraglia era del tutto fuori luogo in un semplice villaggio elfico!
Infatti Aurin spiegò che il villaggio, nella realtà, era circondato da una sorta di palizzata che in certi punti non raggiungeva i 3 metri. Quello che gli eroi avevano avanti era invece un muro di cinta degno delle migliori cittadelle fortificate degli uomini e non poteva essere stata costruita dagli elfi... eppure era là.

Nemesis, da solo, entrò a Riverbank ma non fece ritorno. Kreena e Kryon andarono a cercarlo entrando nel villaggio scalando le mura con difficoltà mentre gli altri attraversavano il portone della città.

La città era sterminata con centinaia di vicoli e strade, e migliaia di edifici! Le case erano tutte buie, come se fosse una gigantesca città fantasma.
Ad ognuno degli eroi, Riverbank appariva in maniera diversa: a Kryon sembravano i bassifondi di Luln; a Kreena, Gweyr e agli altri che vi erano stati sembrava la tetra città sotterranea dei Nani oscuri...
Vista attraverso la Pietra Nera gli edifici della città apparivano come costruzioni di vetro opaco e sembravano sempre le stesse case ripetute all'infinito con poche varianti.

Dopo aver incontrato (e combattuto) una processione di 8 elfi che portavano a spalla un trono con una figura senza testa, "Kurufinn, re morto degli elfi morti", il gruppo si riunì con Kreena, Kryon e Nemesis.
Nemesis aveva una nuova corazza e disse di aver lottato con molti nani oscuri in una piazza al centro della città. Interrogato, venne creduto solo in parte. Kreena usò la Pietra Nera su Nemesis e scoprì che, a differenza degli altri, lui appariva con i bordi del corpo sfocati. Rimandando a più tardi questo ennesimo mistero il gruppo proseguì per le vie della città spettrale. Orientarsi fu piuttosto difficile.

Dopo un bel vagare il gruppo giunse ad una piazzetta dove si trovavano otto Drow in cerchio. Johann si trovava lì in piedi con la spada alzata sul collo di Axine inginocchiata e legata ai suoi piedi! O meglio, quella ai piedi dell'elfa era un'altra Axine, tale e quale all'originale che osservava sgomenta la folle scena.
- Hahaha - rise l'elfa - avresti dovuto morire nella Torre di Vulgus! Adesso sistemerò le cose una volta per tutte!
Con un rapido colpo Johann decapitò "Axine".
Poi si voltò in direzione del gruppo come se sapesse dove si stavano nascondendo, come se li aspettasse, come un teatrante guarda il pubblico...
- Uccideteli! - ordinò Johann implacabile ai compagni Drow.


Ghenna, con la Pietra Nera, vide che gli elfi oscuri erano soltanto creature amorfe e traslucide, le creature che sembravano abitare quel luogo d'incubo. "Johann", invece era un elfo oscuro reale anche se non somigliava affatto alla vera Johann.

Nello scontro che ne seguì gli elfi oscuri vennero annientati da Koguar, Ghenna, Nemesis, Cyrano e Axine. La falsa Johann fu uccisa dagli archi Kreena e Kryon e dal pugnale ritornante di Eowyn. [LEGGI]

Il gruppo iniziò a fare delle considerazioni: prima avevano incontrato presunti elfi che sembrano essere orchi. Poi elfi che sembrano essere elfi. Nemesis incontra addirittura dei nani oscuri, del tutto fuori luogo in quel posto. Adesso c'erano anche gli elfi oscuri nella città che sembrava reale ma non poteva esser tale...

Gli eroi proseguirono più cauti tra le vie contorte finchè non udirono una voce soave femminile cantare una lenta e triste canzone:
Prodi e fieri in morente giorno van
attraverso il villaggio di Riverbank
unica via per arrivare là
dove l'aria di morte sa
Sentieri, tranelli... sogni di un Ragno
che da millenni paura fa
Il Nero Demone urla il suo disdegno
l'ultima guerra vuol vendicar

Fredde fiamme di oscurità
Tenebrosa oleosità
Nei lor cuori sia desto l'ardor
contro l'oscenità
che fu antico mal
Il ramo di vita, in morte stà

Un'era di sangue, di tetre memorie
rinasce in Riverbank per nuovo mal
Eletti dal Fato, custodi d'insanità
Or sono e saranno veri eroi?

Tra sogno, menzogna ed irrealtà
dalla Follia si fanno guidar
Per irreali vie devono andar
ove non solo Morte in agguato stà
Drago e leone han in animo e cuor?
L'attende eterno male, eterno dolor...

In una piazzetta, legata ad un'alta colonna, vi era la figura femminile che stava cantando. Attorno alla colonna volteggiavano otto grossi avvoltoi. La donna elfa sembrava molto bella nonostante avesse terribili ferite ad entrambi gli occhi.
Gli avvoltoi giganti si rivelarono una mera formalità per il gruppo e vennero facilmente abbattuti. Cautamente liberarono la prigioniera che la Pietra Nera rivelava come reale. Interrogata su quanto le era accaduto, disse: - Dei pazzi, esortati dai sussurri suadenti della Follia, hanno ascoltato le parole del Ragno e l'hanno risvegliata. Il Ragno si risveglierà dall'Oscura Rosa per portare la notte su tutta la terra, trasformando il mondo in un luogo tetro... Quello che vedete qui intorno è il sogno che il Ragno vuole realizzare... Ma c'è una tenue speranza di poter bloccare la sua nascita senza che la distruzione si propaghi... Qualcuno è atteso, qualcuno che ha promesso di ristabilire l'Equilibrio infranto... se loro falliranno fermare il Ragno sarà più difficile e doloroso per Madre Terra... Il sogno del Ragno è una ragnatela e le sue maglie verso il centro, saranno sempre più strette. Questo mi ha rivelato Gea nelle sue visioni.
L'elfa confermò anche l'attacco a Riverfork da parte di orchi, drow e alcuni umani.
Aurin le fece notare di aver frequentato il piccolo villaggio di Riverfork ma di non averla mai vista.
L'elfa, di nome Kiyren, rivelò quindi di essere una creatura fatata: una ninfa del fiume Achelos. Quelle foreste erano molto antiche ed erano protette da Gea. Per questo motivo gli elfi erano riusciti a far crescere un Albero della Vita.
Ancora sospettosi, chiesero a Kiyren di prendere la Pietra Nera, ma dopo alcuni istanti la ninfa lanciò un grido e cadde svenuta a terra. Raccontò poi che la Pietra aveva cercato di strapparle la vita, ma dopotutto lei era una creatura fatata e il magico artefatto assorbiva la magia. Infine decisero di portare con loro la ninfa.

Incontrarono altri nani oscuri ma decisero di non affrontarli, sarebbe stato uno scontro superfluo.
Il tempo passava e nella città che sembrava immutabile il gruppo notò infine un cambiamento significativo: si stava facendo più buio.
Quindi si presentò agli occhi del gruppo un'altra contorta visione: in una stretta piazza presso una sorta di tempio squadrato che presentava simboli riconducibili al Ragno, vi si trovava Opal!
La donna stava in piedi con la sua armatura di piastre, lo scudo e il martello da guerra circondata da 15 elfi-zombie. Al suo cospetto vi si trovava Thor, l'elfo morto nell'orrendo Tempio del Sole d'Argento a Luln. Thor era legato e inginocchiato ai piedi di Opal.
Opal si rivolgeva a lui dicendo: - Come al solito non mi sei stato ad ascoltare vero? Non mi piace che le mie regole non vengano accettate! I miei interessi sono più importanti di ogni altra cosa! E' ora di separarci per sempre...
Le parole di Opal sembravano un'eco distorta del suo discorso d'addio al gruppo.
- ...E' la morte è ciò che meriti - Opal terminò il discorso brandendo il martello da guerra allo scopo di abbatterlo su Thor!

Ghenna, attraverso la Pietra Nera scorse invece un drow che minacciava un elfo di morte. Prontamente Kreena lanciò le bolas verso la finta Opal impedendole di uccidere il prigioniero e ostacolandola. Opal però si riparò in una sfera di buio.
Mentre i compagni si occupavano egregiamente degli zombie, Kreena aggirò la sfera di buio, celata nel mantello di Fangor nella speranza che la finta Opal tentasse di fuggire dalla parte opposta rispetto al gruppo. Fu così che la intercettò prima che potesse entrare nel tempio e la pugnalò alle spalle. La finta Opal resistette all'attacco micidiale di Kreena solo per essere uccisa dalla spada di Aryn. [LEGGI]
Lo scontro era finito, il nemico sconfitto, gli zombie distrutti. Il gruppo aveva combattuto bene, unito e ben organizzato ed aveva subito pochi danni. L'arena dello scontro, la piazza dagli edifici simili ad artigli protesi, era tornata silenziosa. Il Tempio del Ragno sembrava un teschio dalle vuote occhiaie.
Al centro della piazza, l'elfo che somigliava a Thor, si mosse per quanto lo permettevano le corde che lo bloccavano. In fin dei conti le bolas di Kreena avevano deviato la mazza di Opla di quel tanto da far in modo che il colpo non fosse fatale. L'elfo era stordito, ma vivo!
Osservandolo meglio, l'elfo non somigliava affatto a Thor: aveva capelli castano chiari striati di biondo, lunghi e poco curati, fatta eccezione per qualche fina treccia. Indossava una corazza di piastre laccata di nero, bella anche se consumata dalle battaglie. La carnagione era piuttosto abbronzata. Si presentò come Menelithil e raccontò di essere un abitante superstite di Riverfork e raccontò come erano stati attaccati. [LEGGI]

Axine curò Kiyren dalla cecità e la ninfa, felicissima, si esibì un uno splendido ballo che ridette morale al gruppo, soprattutto ai maschi.
Ghenna invece scoprì un'altra proprietà magica della Pietra Nera: poteva, solo volendolo, trasformarla in uno scudo.

Utilizzando il potere della Pietra Nera il tempio del Ragno dove la finta Opal stava cercando di entrare appariva essere un'edificio in stile elfico in legno e pietra. Ghenna lo descrisse minuziosamente e Menelithil lo riconobbe senza dubbio come la Casa dei Cacciatori: un edificio pubblico che serviva ai cacciatori e ai ranger elfici per svolgere le loro attività quotidiane. Nel villaggio originario la Casa dei Cacciatori si trovava a 800 mt circa a sud-est dell'Albero della vita. Per la prima volta il gruppo aveva individuato un punto di riferimento reale in tutto quel folle caos.

Mentre Kreena li osservava dalla finestra il gruppo entrò dal portone nel buio tempio. L'interno sembrava molto grande, più grande dell'esterno. Era anche molto buio, tanto che era possibile vedere soltanto le sagome delle strutture all'interno: grosse colonne, gabbie metalliche, catene che pendevano dalle pareti. Sembrava più una grande stanza delle torture che un tempio. Improvvisamente si udì un rumore simile ad un ticchettio: Tlack.... tlack... tlack...
Axine rischiarò gran parte della vasta sala del tempio con una luce magica: c'erano gabbie metalliche, strumenti di tortura, colonne, ecc... e la fonte del rumore: un ragno d'ebano alto due metri!
Il grosso ragno sembrava fatto di pietra e si mosse relativamente veloce uscendo dalla zona di luce vera e propria. Dietro a tre colonne diverse vi erano inoltre tre nani incappucciati e con lunghe tuniche nere. Impugnavano una sorta di tenaglie, probabilmente stumenti di tortura e avevano delle piccole balestre legate al braccio.
Uno di essi scagliò un dardo che mancò di poco Menelithil. Anche i tre nani fuggirono in una zona più buia del tempio. Una volta ancora i nemici erano soltanto spettri del sogno...
Mentre Cyrano, Aryn e Menelithil si occupavano del ragno, altri cercarono di colpire i nani che fuggivano da una colonna e l'altra.
Kreena, aggrappata alla finestra da fuori, gridò a tutti di uscire perchè aveva visto Randall fuggire!
Mentre Cyrano uccideva il ragno tutti gli altri scapparono solo per vedere che fuori tutto era tranquillo... un'altro "scherzetto" di Kreena per evitare ai compagni un combattimento che riteneva inutile e dannoso.

In ogni caso gli eroi decisero di non arrischiarsi a tornare nel tempio e proseguirono per le vie finchè non raggiunsero una zona della città dagli edifici neri. Otto grossi ragni neri uscirono dalle porte degli edifici o discesero direttamente dagli edifici stessi. Capendo finalmente che combattere dei "fantasmi" sarebbe stato inutile e dannoso, il gruppo fuggì. Per molto tempo vennero inseguiti finchè non riuscirono a seminarli.

Il cielo adesso era una massa nera. Vi era però una sorta di luce lattiginosa soffusa che proveniva da chissà dove. Finalmente giunsero in una sterminata piazza dove al centro si ergeva una sorta di collinetta. Piazza e collina sembravano apparse all'improvviso dal nulla. La collina aveva un diametro di 500 metri, era alta almeno 30 metri e sembrava fatta completamente di ossidiana. Su un lato vi era l'ingresso di una caverna che penetrava nella collina e davanti ad esso l'ennesima scenetta: su una sorta di altare nero vi era legata una donna. Un uomo incappucciato e vestito completamente di nero stava facendo qualche sorta di rito. Attorno all'altare e all'uomo danzavano 10 grossi ragni neri.
Menelithil disse:- L'albero della vita si trova in una piccola conca naturale, una sorta di depressione del terreno, chiusa su tre lati da speroni di roccia e su uno da un palazzo costruito dagli elfi. E' molto probabile che l'Albero della Vita sia dentro la collina di ossidiana e che il palazzo sia l'ingresso alla conca. Tutto sta a trovare il modo di entrarci, poiché per quanto ne so l'unico ingresso possibile è quello che c'è qui davanti a noi e pare essere difeso da altri spettri... Quindi a meno che non si trovi il modo di scalare le pareti di ossidiana dovremo di nuovo fare ginnastica.
[Da una mail di Giak/Menelithil del 30 03 2005]

Il gruppo si avvicinò con estrema cautela all'ingresso della grotta e dall'altare restando nascosto tra gli edifici. Kreena si accostò maggiormente all'altare cercando di usare il potere della Pietra nera e tornò dicendo che tutte le creature, donna compresa, erano irreali: era inutile combattere.
Soltanto una persona leggera o particolarmente abile poteva tentare di arrampicarsi sulle pendici molto lisce della collina, quindi serviva un diversivo per riuscire a raggiungere l'ingresso della caverna per poter entrare senza dover combattere.
Intanto il rito terminò e la donna sull'altare iniziò a gonfiare e a trasformarsi in una sorta di sfera gommosa grigiastra con disgustose venature marroni! Le braccia e la testa della donna si allungarono e divennero delle fauci. Le gambe invece si trasformarono in lunghi tentacoli.
Dopo l'orribile trasformazione la creatura sferica afferrò lo stregone che restò immobile e prese a divorarlo mentre i ragni osservarono la scena immobili. Successivamente iniziò ad afferrare e divorare uno ad uno tutti i ragni. Alla fine dell'orrido banchetto la creatura aveva il diametro di 4 metri, 6 tentacoli lunghi 6 metri di cui 3 terminavano con delle bocche, e almeno 40 occhi posti su peduncoli retrattili e flessibili.
La sfera non si mosse dal luogo per alcune ore. Ore che vennero sfruttate dal gruppo per riposare... Poi il mostro si scisse in due parti identiche ma di dimensioni leggermente inferiori all'originale...
Non si poteva più aspettare, era il tempo d'agire…


CAPITOLO 20 - La Rosa Nera: un epico scontro

Nemesis creò un'azione diversiva correndo verso i mostri, scagliando frecce per poi fuggire nella direzione opposta rispetto a dove si trovava il gruppo.
Gli eroi ne approfittarono per correre verso la grotta ma Cyrano, Koguar e Ghenna non furono abbastanza veloci, vennero scoperti e inseguiti dal secondo mostro.
Aurin quindi l'affrontò con l'arco subito aiutato da Kreena, Neel, Axine, Menelitil, Aryn e Cyrano. La sfera tentacolosa venne abbattuta senza grossi problemi. Forse lo scontro fortunato fece pensare agli elfi che il nemico fosse semplice da sconfiggere e così Aurin e Menelithil accorsero ad aiutare Nemesis che stava fronteggiando da solo il mostro superstite.

Intanto Axine rischiarò la grotta e vi entrò. Dopo pochi metri l'antro si allargava in una stanza rettangolare con sei colonne a forma di Troll. Sul pavimento della stanza vi erano scheletri umani: le ossa che giacevano ammucchiate qua e la si alzarono e 22 scheletri fronteggiarono Axine!
Axine e Neel con la sola forza della fede scacciarono o distrussero tutti questi non-morti. Le colonne a forma di troll si rivelarono innocue e Kryon riuscì facilmente a scassinare la porta della stanza.

Intanto nello scontro con la Matrice Abissale, i due elfi e Nemesis erano in difficoltà.
Tutti e tre riuscirono a sottrarsi ai lunghi tentacoli del mostro dirigendosi in tre direzioni diverse. Il mostro inseguì Menelithil che si dette alla fuga: combattere da solo contro i tentacoli del mostro sarebbe stato un suicidio. Menelithil si diresse verso i compagni all'ingresso della grotta dove Krenna, Aryn, Koguar e Cyrano riuscirono a sbarazzarsi del mostro con qualche affanno.

Kreena decise quindi di non entrare nella grotta ma di scalare la collinetta d'ossidiana: solo un ladro ci sarebbe riuscito.
Tutti gli altri seguirono invece Axine nella caverna, oltrepassarono la stanza degli scheletri solo per ritrovarsi in una stanza analoga alla precedente: sei colonne dall'aspetto di orchi, mucchi di scheletri di nani e una seconda porta chiusa a chiave. Tre delle colonne si mossero, attaccarono, ma vennero abbattute senza che Cyrano, Axine, Ghenna o Koguar venisse ferito.
Kryon riuscì a forzare la nuova porta che conduceva in un'altra stanza molto simile alle due precedenti: in terra vi erano ossa di umani e semi-umani e sei colonne ritraevano umani incappucciati: delle Guardie Silenziose. Il gruppo, visti i precedenti, entrò nella stanza aspettandosi un attacco dagli scheletri o dalle statue o da qualsiasi altra cosa... ma stavolta non accadde nulla. Anche la terza stanza aveva una porta chiusa.

Intanto Kreena aveva scalato la collinetta d'ossidiana senza grossi problemi. L'interno della collina era cavo come se si trattasse di un vulcano e le pareti interne erano più ripide di quelle esterne. Dentro la collina cava vi era una sorta di valletta di circa 300 metri di diametro con al centro una depressione con un piccolo stagno di acqua putrida. La valle conteneva l'Albero della Vita... o meglio, ciò che ne restava!
Infatti una parte dell'albero era coperto da una sorta di grosso rampicante nero e disgustoso a vedersi. Il rampicante aveva una decina di tralci simili a tentacoli che si muovevano in maniera casuale. Dall'albero sbucava anche un tralcio più grande degli altri che terminava in un gigantesco boccio simile a quello di una rosa di color nero-rossastro: La Rosa Nera!
Presso la Rosa si trovava un grossissimo rettile nero come la notte, un terribile drago nero, e un mostruoso umanoide alato dalla pelle rossastra. Tutta la valletta era cosparsa di cadaveri ed un centinaio di esseri grossi come un Halfling ma dai lineamenti simili ad un cane stavano danzando. Decine di grossi ragni neri invece oscillavano sulle zampe.
Di tanto in tanto il Drago afferrava tra le fauci alcuni di questi esseri, come in un impeto di rabbia, mentre il Demone li frustava col suo gatto a nove code.
Ad illuminare la scena infernale vi era una luna oblunga di colore rosso e bianco lattiginoso...
Ripresasi dallo shock iniziale Kreena ridiscese la collina ed entrò nella caverna: doveva avvertire i compagni. Corse più velocemente possibile e giunse proprio mentre Kryon stava scassinando la porta della terza stanza.

- E'... è... è orribile... mostruoso... io... io non so... non so come dirlo... - squittì, l'aria di una bambina spaventata, gli occhi grandi, lucenti, sbarrati.
- Ho visto... l'ho vista... ho visto la Rosa... - disse, piano, rabbrividendo in tutto il corpo.
- E' là, attaccata... attaccata all'Albero, come un parassita... nera... maligna... immensa... piena di tentacoli... […] Io... io non so se sia reale o un sogno demoniaco... ma dovevo dirvelo... e comunque una speranza c'è ancora: la Rosa Nera è ancora in boccio...

[Da una mail si Sarmar/Kreena del 060505]

Le pupille del govane mago si dilatarono, qualche goccia di sudore freddo comparve sulla fronte, appiccicandogli qualche ciocca di capelli alle tempie.
La Rosa Nera. Era lì, l'avevano trovata. La Rosa Nera... L'incarnazione della Dea Ragno.
- La Rosa Nera.... - boccheggiò, mentre le immagini terrificanti che le parole di Kreena dipingevano prendevano forma in una visione agghiacciante, quadro perfetto in tutto il suo orrore.
La Rosa Nera... Il drago, il demone... I ragni...
Gweyr deglutì, nel tentativo di riuscire a respirare. Aria... Gli mancava l'aria.
Si voltò rapidamente verso la porta dalla quale erano entrati, e dalla quale era entrata anche Kreena.
Forse c'era ancora tempo... Si, c'era forse ancora la possibilità di scappare, di fuggire per allontanarsi il più possibile da quell'orrore da quella follia mostruosa, negazione della vita come l'aveva sempre conosciuta e immaginata.
Aria... Quasi barcollò all'indietro, in un goffo tentativo di movimento.
E in quell'istante tutto si mescolò davanti ai suoi occhi: La Soglia, Ewin la locandiera, il tenente Lokar, il Patriarca, il drago verde, le tante notti passate all'addiaccio attorno a un fuoco, la prigionia e le torture dei Derro, Kelven e la Scuola di Magia, Tassadar, Damon il gigante, Kreena, Nemesis, Cyrano, William e tutti gli altri compagni, passati e attuali, Eowyn... Suo padre. […]
Gweyr chiuse gli occhi.
No. Fuggire non sarebbe servito a nulla, poi... Fuggire, soprattutto, non era ciò che voleva nè ciò che avrebbe fatto. Respirò lentamente, regolarmente.
Era giunti infine al momento del faccia a faccia: avevano trovato finalmente la Rosa Nera. Ed era ancora in boccio... C'era ancora speranza, esattamente come diceva Kreena. Speranze... Quante speranze avevano davvero?
Molto poche, probabilmente... Ma c'erano, ci dovevano ancora essere speranze. La Rosa Nera doveva essere ancora vulnerabile... Altrimenti, fra le altre cose, non si sarebbe spiegato il vasto schieramento di esseri che era stato sventagliato in quel luogo a difesa dell'orrido rito che stava avendo luogo. Dovevano agire.

[Da una mail di Nemo/Gweyr del 06 05 05]

Quello che aveva raccontato Kreena era la realtà o un altro sogno distorto della Rosa Nera? Ma aveva senso ormai parlare di sogno e realtà?
Quel luogo era stato creato dalla Rosa Nera, era il suo bozzolo. Si era creata i suoi protettori perchè ancora vulnerabile. Aveva creato questa sorta di grande labirinto dove nella realtà c'era soltanto un villaggetto di poche decine di abitazioni al solo scopo di proteggersi. Probabilmente lì nella valletta il potere della Rosa Nera sarebbe stato molto più grande, le illusioni sarebbero state non soltanto visive, sarebbe stato ormai inutile parlare di realtà ed illusione. Dovevano fermare la Rosa prima che potesse completare la sua nascita e diventare imbattibile.
Kyiren rivelò allora di possedere un canto ipnotico. Lei era una sirenide del fiume Achelos e avrebbe tentato di bloccare almeno il demone. Il suo canto non avrebbe avuto però effetto né sul drago né sui ragni e inoltre avrebbe colpito anche i compagni vicini. Quindi per usare il suo canto avrebbe dovuto avere qualcuno che la proteggesse almeno dai ragni e che i compagni vicini non udissero la sua voce.
Mentre Kyiren parlava Kryon riuscì a scassinare la porta.
- Che strano - disse il ladro -non sembrava ci fosse una trappola...
Quindi si accasciò al suolo esanime: un ago era penetrato in profondità nella mano di Kryon e un potente veleno l'aveva rapidamente ucciso.
Adesso anche l'ultima porta era stata aperta...

Con la speranza che Kryon non fosse realmente morto, la stessa speranza che avevano avuto per Johann, il gruppo uscì dal piccolo sotterraneo. Con sorpresa e sgomento gli eroi videro uscire da altri due sotterranei simili altrettanti sé stessi! Vi erano in tutto tre Kreena, tre Cyrano, tre Gweyr, ecc...
Uniche eccezioni erano i Kryon: soltanto due dato che il terzo era appena morto e giaceva a terra; Vi era anche una sola Kyiren, un solo Nemesis e un solo Menelithil.
Gli eroi seppero subito che gli altri sé stessi erano soltanto delle copie… ma identiche a loro stessi e con la stessa determinazione di annientare la Rosa Nera!
Le copie infatti agivano indipendenti proprio come i relativi originali ed avevano il loro stesso carattere. [LEGGI]
Si ritrovarono quindi con questi insperati e inspiegabili alleati e poterono così organizzare un piano più complesso per raggiungere la Rosa Nera facendosi largo tra le creature che la protegevano.
Su suggerimento di Kreena si divisero in tre gruppi: il primo gruppo avrebbe attaccato il grosso dei nemici cercando di sbaragliarne le file, di farsi largo con la forza fino alla Rosa o almeno creare un forte diversivo per gli altri; il secondo gruppo avrebbero protetto Kiyren che con il suo canto avrebbe creato scompiglio; il terzo infine, composto da ladri, avrebbe tentato di avvicinarsi alla Rosa Nera di nascosto, senza combattere allo scopo di usare in qualche modo la Pietra Nera sulla Rosa.
A tale scopo Ghenna consegnò la Pietra Nera a Kreena.

[Nota: Meglio dare alcune spiegazioni. La parte della foresta di Riverfork circondata dalla nebbia non apparteneva più soltanto al Primo Piano Materiale. L'avatar di Nyx, la Rosa Nera, per riuscire ad incarnarsi doveva fare in modo che l'Abisso coincidesse per un periodo di tempo con il Piano Materiale. Quindi la maggior parte del potere della neonata Rosa era concentrato a tenere uniti i due piani per poter poi trasferire in massa i suoi servitori e la sua stessa essenza divina.
Le difficoltà incontrate del gruppo nell'attraversare la nebbia ed entrare nella foresta era dovuto soltanto al fatto che inconsciamente gli eroi i PG non volevano lasciare il Piano Materiale. Era necessario un grosso sforzo di volontà per superare la nebbia, e gli stratagemmi usati dal gruppo avevano facilitato loro l'ingresso.
Nella foresta il "Sogno della Rosa" era già presente e si trattava di un misto tra la realtà del Primo Piano e di ciò che Nyx voleva creare: un luogo dove la materia da "potenza" diventava "atto", da "ciò che poteva essere" a qualcosa di realmente esistente. Infatti Nyx, oltre ad incarnarsi, voleva anche plasmare parte della realtà del Primo Piano Materiale a suo piacimento come era vagamente accennato sia nelle lettere di Ewin che negli affreschi del tempio del Sole d'Argento: "Osate immaginare come potrebbero essere le cose e come effettivamente saranno quando tutto verrà trasformato e l'illusione di questa realtà verrà cancellata dalle menti dell'uomo attraverso la cancellazione delle volontà stesse?"
Se la foresta era controllata da Nyx solo in piccola parte nella "città distorta" di Riverbank il suo controllo era più intenso. Più gli eroi si avvicinavano alla Rosa Nera e più la realtà doveva diventava irreale. Nella foresta l'unico senso degli eroi che veniva "ingannato" dal Sogno di Nyx era la vista - vedevano nemici che sembravano altre cose - ma nella città TUTTI i sensi erano stravolti! I punti cardinali non coincidevano, lo spazio era dilatato, il tempo scorreva più lento e le cose che il gruppo vedeva erano in gran parte frutto di quello che gli eroi stessi immaginavano di vedere!
Nyx aveva intessuto la sua ragnatela di menzogne in modo che ognuno la vedesse a modo proprio, prigioniero delle proprie fobie. Per questo motivo ogni eroe vedeva la città da un punto di vista diverso associandolo a ricordi spiacevoli.
Dal momento che il gruppo era entrato nella città del sogno, senza saperlo, si era diviso in tre parti, ognuna delle quali aveva ricreato inconsciamente i compagni, per così dire, mancanti. Per questo motivo ogni eroe possedeva anche due copie identiche di sé stesso. Menelithil e Kiyren invece erano stati trovati all'interno della città e non possedevano copie - probabilmente le loro copie erano state distrutte dai nemici. Di Nemesis invece parleremo oltre.
Tutto questo comunque era stato causato dalla distorsione spazio-temporale creata dalla Rosa Nera: le copie erano proiezioni degli eroi in un tempo diverso e, all'interno del Sogno, erano quindi reali.
Anche i nemici subivano gli stessi effetti e la loro vera natura era impossibile da stabilire senza usare la Pietra Nera. La maggior parte dei nemici incontrati erano spettri del Sogno della Rosa e non avevano un vero e proprio corpo fisico, erano soltanto potentissime illusioni. Prigionieri del sogno vi erano però anche alcuni nemici reali: orchi e drow, per lo più.
]

Il gruppo si divise in questo modo: Nemesis, Menelithil, Neel, Eowyn, una delle copie di Koguar, Ghenna ed una sua copia avrebbero protetto Kiyren; Kreena e Kryon con le loro relative copie e la Pietra Nera avrebbero tentato di raggiungere la Rosa Nera in segreto; tutti gli altri avrebbero formato una truppa d'assalto allo scopo di sbaragliare i nemici.

Il gruppo d'assalto giunse rapidamente fino al centro della valletta, presso il lago oleoso, poi venne attaccato in massa dagli uomini-cane e dai ragni giganti. Invece il gruppo con Kiyren procedeva più lentamente, a distanza, con la sirenide che usava il suo canto. I ladri si muovevano ancora più lentamente, facendo un giro più ampio e cercando di restare nascosti.
Intanto il Drago nero spiccò il volo dirigendosi verso il gruppo d'assalto, il Demone aprì le grosse ali e iniziò ad ardere di una fiamma verdastra ma rimase accanto alla Rosa Nera, a sua protezione.

Il gruppo d'assalto si posiziò a quadrato pronto a fronteggiare la marea di ragni giganti e dei canidi. I nemici si schiantarono sulla prima linea e accerchiarono gli eroi ed ognuno di loro combatteva o contro un ragno gigante o contro due ominidi.
Se gli ominidi si rivelarono avversari pittosto deboli, non lo furono i ragni: robusti e col morso velenoso.
Il Drago nero era planato sul gruppo. Gweyr, Axine, Aurin e le relative copie lanciarono incantesimi di luce sul drago e, fortunatamente, uno degli incantesimi riuscì ad accecare l'animale!
Ma questo successo fortunato non impedì al Drago d'Ombra di soffiare a casaccio nel gruppo: una gelida nebbia nera coprì alcuni eroi e alcuni nemici offuscando la vista e risucchiando gran parte dell'energia vitale delle vittime.
Nonostante il terribile attacco gli eroi resistettero e con armi e magia riuscirono ad abbattere o addormentare ben 50 canidi e 5 ragni. Di contro, 5 eroi (o le loro copie) erano stati colpiti dalla nube tossica del Drago mentre altri due erano rimasti avvelenati dal morso dei ragni.
Il Drago, nonostante fosse accecato, tornò a volare ed a soffiare sul gruppo: cinque copie degli eroi vennero colpite assieme ad altrettanti ragni. Una delle copie di Aurin venne uccisa dal soffio mortifero.
Adesso quasi tutti erano costretti al corpo a corpo dai terribili ragni, circondate e schiacciati dal numero dei nemici. Lo scontro proseguiva sanguinosissimo: le due copie di Neel vennero uccise dalle ferite e dal veleno mentre uno dei Cyrano era quasi allo stremo. Gli altri riuscivano a reggere abbastanza bene la battaglia, abbattendo altri 10 canidi e 12 ragni.
Il Drago atterrò malamente nei pressi della Rosa Nera e sembrò svanire nel nulla. Attorno al gruppo restavano ormai soltanto 8 canidi e 14 ragni…

Intanto il gruppo che proteggeva Kiyren si stava comportando piuttosto bene: tenendosi ad una certa distanza dal gruppo d'assalto, Kiyren intesseva il magico canto di sirenide che affascinava gli ominidi. Presto ben 40 canidi caddero in suo potere. I ragni erano invece immuni al suo canto e vennero fronteggiati dagli eroi che proteggevano la sirenide.
Poi avvenne un fatto imprevisto: Nemesis attaccò Kiyren!!
La sirenide riuscì a mantenere il canto mentre indietreggiava incalzata anche da due grossi ragni.
Il gruppo aveva ucciso 5 ragni, ma ne doveva fronteggiare ancora altri 8. Dato che il grosso dei nemici non si era spinto verso il gruppo che difendeva Kyiren, il gruppo avrebbe retto bene senza il tradimento di Nemesis... ma sfortunatamente avevano lasciato pochi guerrieri a protezione della sirenide...

[Nota: come alcuni eroi avevano intuito, la natura di Nemesis era alquanto strana. Infatti in realtà non si trattava del vecchio compagno d'avventure rimasto nel passato ma da un simulacro inviato da Gea per aiutare il gruppo. Sfortunatamente quando Nemesis era entrato da solo nella città (vedi Parte 19) la Rosa Nera era riuscita a corrompere questa entità di Gea e a condurla tra le sue fila malvagie. Da quel momento Nemesis aveva tramato, invano, alle spalle del gruppo. Ma adesso la Rosa Nera chiedeva infine a Nemesis d'intervenire…]

La situazione intorno a Kyiren, dopo il tradimento di Nemesis si fece critica. Per evitare che la sirenide interrompesse il canto, chi poteva andò ad aiutarla.
Ghenna si scagliò su Nemesis e venne uccisa:
L'ascia di Ghenna trafisse il torace di Nemesis il quale lanciò un fortissimo grido di dolore ma invece di ritirarsi strinse ancora di più l'elsa della sua spada e con un fendente dall'alto verso il basso trafisse Ghenna all'altezza delle spalle facendo uscire la lama sotto il costato.
Ora erano avvinghiati in un abbraccio mortale con le relative armi piantate nei corpi dell'avversario; Nemesis tossì più volte e sputò a terra un fiotto di sangue poi guardando Ghenna le disse: - Hai combattuto bene. Hai reso onore ai tuoi fratelli nani. La tua anima verrà ricompensata per questo. Il tuo nome sarà ricordato nei secoli a venire.
[Da una mail di Bishop/Nemesis del 20.06.05]

La copia di Koguar però la vendicò immediatamente abbattendo Nemesis:
Fu l'ultima cosa che vide Ghenna, prima che i suoi occhi, velati di sangue e sudore, si chiudessero per l'ultima volta... fu l'ultima cosa che vide... Nemesis, quell'infame traditore, cadere sotto l'ascia di Koguar, l'arma del suo fratello nano, assetata di vendetta e di giustizia, infliggeva il giusto colpo di grazia...
Le sue labbra, contratte dal dolore, si rilassarono e Ghenna sorrise mentre l'ultimo brandello di fiato che ancora le riempiva i polmoni, esalava, lento, abbandonandola...
Aveva combattuto fino all'ultimo, con onore e coraggio, aveva visto il sangue del suo avversario sgorgare a fiotti sotto la lama della sua ascia... Ghenna non avrebbe potuto desiderare una morte migliore di questa.
[Da una mail di Tella/Ghenna del 200605]

Nonostante la fine di Nemesis, Neel e Menelithil erano ormai allo stremo [LEGGI] e Kyiren, quantunque seriamente ferita, continuava ad indietreggiare senza combattere, cercando soltanto di evitare i ragni. La sirenide era molto robusta ed immune al veleno dei ragni ma anche lei stava ormai dando segni di cedimento...
Eowyn e le copie di Ghenna e Koguar continuarono a combattere tenacemente uccidendo altri 7 ragni.

Mentre accadeva tutto questo Kreena e Kryon, con le rispettive copie, avevano percorso di nascosto oltre metà della valletta che li separava dalla Rosa Nera. Adesso però alcuni ragni e canidi rimasti più indietro rispetto agli scontri in atto notarono qualcosa: Kryon ed una delle copie di Kreena decisero di staccarsi dagli altri e cercarono di farsi inseguire dai mostri nell'intento di lasciare via libera ai loro alter-ego.
Inseguiti da nemici tornarono fino ai passaggi che li avevano condotti nella valletta: lì, in quel luogo stretto, i nemici non avrebbero fatto valere il loro numero. Così i due ladri riuscirono a far fuori un ragno ed una decina di canidi prima di correre in soccorso di Kyiren…

Ma torniamo al gruppo d'assalto.
Nonostante alcune perdite gli eroi avevano messo in fuga il drago e stavano avendo la meglio decimando i nemici rimasti.
Una nuova terribile insidia si fece loro incontro: il Demone, un umanoide enorme,alto oltre 3,5 metri, dalla pelle rosso cupo, con ali enormi, artigli, grosse zanne velenose e circondato da fiamme verdi, aprì le ali e si gettò su di loro!
Gweyr scagliò il suo incantesimo più potente, un Fulmine Magico, sul Demone senza sortire grossi effetti, mentre le sue copie ed Axine lanciavano altre magie senza risultati. Il Demone attaccò la copia di Koguar con la sua frusta immobilizzandolo e trascinandolo verso le sue fiamme. L'aura di terrore del Demone fece fuggire dallo scontro Aurin e la sua copia rimasta.
Mentre gli altri facevano a pezzi alcuni dei ragni rimasti, Axine, Gweyr e le loro relative copie continuarono a scagliare inutili magie sul demone. Aryn e la sua copia e le due copie di Cyrano ingaggiarono il Demone in corpo a corpo.
Soltanto la spada nera di Aryn riusciva ad infliggere lievi ferite, le altre armi non riuscivano neanche a scalfire la pelle del terribile mostro.
Le copie di Aryn, Cyrano e Koguar caddero combattendo il Demone. Fortunatamente erano rimasti in piedi soltanto 6 Ragni… [LEGGI].
… Così, dopo aver abbattuto circa 100 avversari (tra cui 30 ragni giganti velenosi), una delle copia di Gweyr e le tre Axine ruppero finalmente l'assedio e corsero ormai indisturbate verso la Rosa Nera...
Ma ad alcuni metri dalla Rosa Nera, dal suolo, s'innalzò un'orrido muro composto dai cadaveri degli elfi, umani e orchi che la circondavano.
I loro arti sembravano tutti mischiati in maniera del tutto casuale: era un ammasso informe di membra brulicanti lungo ben 15 metri che proteggeva il terribile bocciolo oscuro!

I tre ladri (Kreena, la sua copia e quelle di Kryon), che non erano stati scoperti dai nemici, avevano atteso che il Demone lasciasse la Rosa prima di avvicinarsi ulteriormente ad essa. Quando il muro di cadaveri si innalzò a protezione della Rosa Nera i tre l'avevano già superato sul lato destro, il lato opposto rispetto a dove erano diretti Gweyr e le Axine.
Improvvisamente dal Muro di Cadaveri, che non si muoveva dal luogo in cui era sorto, vennero scagliati dardi incantati ed una palla di fuoco!
La sfera infuocata esplose distruggendo una delle copie di Axine e ferendo seriamente l'originale; i dardi colpirono alcune immagini illusorie di Gweyr e Kreena, che stava avanzando sul lato opposto per attaccare la Rosa. [LEGGI]
Axine e la sua copia reagirono lanciando l'incantesimo di "Silenzio" sul Muro Vivente, di fatto rendendolo inerme!
La Rosa Nera iniziò a sferzare l'area circostante con i suoi 10 tralci-tentacoli lunghi circa 9 metri per scacciare Kreena che si ostinava ad attaccarla.
Dall'ombra riapparve nuovamente il drago nero che, ancora accecato, iniziò a colpire a caso l'area dove si trovavano i ladri: la copia di Kryon venne calpestata a morte.
Poco più lontano, l'ultimo ragno rimasto venne abbattuto da Cyrano e Koguar. Anche il Demone aveva mietuto vittime: le fiamme velenose uccisero una copia di Eowyn mentre la sua terribile spada abbattè prima Aryn e poi una copia di Cyrano.
Gli eroi rimasti ancora in piedi stavano infine correndo per l'assalto finale alla Rosa Nera, così il Demone abbandonò lo scontro per soccorrere la Rosa Nera.

Il gruppo a protezione di Kiyren era ancora lontano, presso il laghetto nero. La sirenide venne infine sopraffatta dai pochi ragni rimasti ed i 19 canidi rimasti in vita si liberarono dal canto ipnotico. Neel ed Eowyn, già logorati dal lungo scontro, vennero uccisi ma, mentre Menelithil correva verso il drago d'ombra in un ultimo disperato attacco, giunsero in soccorso della copia di Koguar e di Ghenna i compagni che erano fuggiti dagli altri scontri: Kryon, la copia di Kreena, Aurin e le sua copia rimasta.

Intorno alla Rosa Nera lo scontro stava giungendo al suo epilogo.
Le Axine attaccarono i tralci della Rosa con il potente martello di Gea-Mydia danneggiandola seriamente. Kreena intanto con l'arco scagliava frecce direttamente contro l'orrido boccio della Rosa Nera. La copia della ladra, combarttendo con la Pietra Nera trasformata in ascia, tentava di farsi largo tra i tentacoli subendo numerose ferite. Koguar riuscì a mozzare uno dei tentacoli della Rosa mentre Cyrano e la copia di Eowyn la bersagliavano di frecce.
La copia di Ghenna venne invece straziata dai tentacoli della Rosa, il Demone abbattè una delle copie di Gweyr e bloccò con la sua frusta la copia di Aryn; il Drago uccise con un colpo di coda Menelithil e stordì Kreena. [LEGGI]
La copia di Kreena trasformò allora la Pietra Nera da ascia in giavellotto e lo scagliò verso il boccio…
Mentre i colpi impietosi di Axine e Koguar debilitavano la Rosa Nera, il giavellotto penetrò completamente nel boccio e lo stelo dov'era attaccata la Rosa Nera si afflosciò.
Una sorta di urlo agghiacciante penetrò nella testa di tutti i superstiti, il drago d'ombra fuggì per alcuni metri e poi svanì nell'oscurità.
Infine la Rosa, la valle e lo stesso cielo sembrarono disintergrarsi... tutti piombarono nell'oblio... [LEGGI]


CAPITOLO 21 - La Fine dell'Incubo: ritorno alla realtà

Johann calpestava l'erba grigia della piccola valle coperta di cadaveri.
Il solito cappuccio le celava il volto per proteggerla dal fastidioso pallido sole.
Lì si trovavano decine di cadaveri degli esseri dalla testa di cane e lì c'erano i corpi dei suoi compagni.
I due guerrieri della Rocca di Riverfork, Erdal e Lynis, la seguivano assieme ad un paio di elfi. Osservavano la scena della triste valle con muto orrore.
Scesero fino al laghetto.
Johann osservò i corpi distesi a terra dei compagni: Kiyren, Neelkamail, Eowyn, Aurin, Kryon e Ghenna giacevano circondati da una quarantina delle creature canidi. Poco oltre vi era anche Aryn e Menelithil. Caduti combattendo quegli esseri...
Johann si guardò intorno cercando di scorgere Gweyr, Kreena o Axine ma da dove si trovava non li vide.
Erdal gridò rivolgendosi agli altri: - Ehi! Neel è vivo! E' ancora vivo!
I due guerrieri si rallegrarono per il loro chierico mentre Johann pensava soltanto che gridare fosse veramente poco saggio in quel luogo. Preoccupata osservò le cupe rupi che circondavano la valletta aspettandosi il peggio. E poi... poi c'era quella cosa...
Intanto gli elfi e gli umani dietro di lei erano sempre più concitati: tutti vivi! Erano tutti vivi!
Cercavano di risvegliare i compagni dal sonno profondo in cui erano caduti. Pian piano si stavano infatti ridestando, storditi ed increduli. Sembrava che anche alcuni dei canidi fossero ancora vivi, ma quelli individuati vennero trafitti senza esitazione e senza pietà.
Johann, impassibile, si era fatta soltanto un'idea piuttosto vaga di quanto accaduto. Dopotutto lei era morta... o almeno era stata convinta di esser morta. Forse qualcosa di simile era capitato anche a tutti gli altri.
Lasciando Erdal, Lynis e gli elfi ad occuparsi dei compagni, Johann si aggirò tra i cadaveri come uno spettro.
Alzò lo sguardo in direzione dell'Albero della Vita... la cosa, la stava probabilmente osservando. Tutti l'avevano già visto, era impossibile non vedere quella cosa immonda, quell'ammasso di corpi che sembrava proteggere l'Albero della Vita ormai completamente secco: un Muro brulicante di membra...
[Da una mail di Fab del 280605]

Tra tutti coloro che erano stati riportati alla realtà soltanto Aryn e Menelithil erano feriti in maniera grave, gli altri sembravano aver subito ferite piuttosto lievi.
Non vi era traccia di nessuna carcassa di ragno né si vedeva il cadavere di Nemesis. In compenso vi erano tracce evidenti del passaggio del Drago d'Ombra e del Demone.
[Nota: i ragni erano mostri illusori ed avevano causato quindi soltanto ferite illusorie. Anche Nemesis non apparteneva alla realtà e quindi anche il suo cadavere era scomparso]

Gli eroi si avvicinarono ai resti della Rosa aggirando il Muro e trovando Kreena viva sebbene ferita seriamente. [LEGGI]

L'Albero della Vita era completamente secco. Sul lato destro aveva attaccata un orribile massa nerastra simile ad ossidiana: i resti dello stelo della Rosa. Per oltre 4 metri intorno all'albero il terreno era completamente annerito e marcio. Il boccio della Rosa si trovava a terra e sembrava proprio un grosso fiore reciso da giorni. Attorno al Muro di Cadaveri vi erano almeno un centinaio di altri cadaveri, sparsi senz'ordine, di orchi, drow e soprattutto elfi: gli abitanti di Riverfork!

Quando gli eroi si avvicinarono maggiormente ai resti della Rosa tre dardi incantati colpirono Kiyren, uno degli elfi ed Eowyn. Quindi il Muro sembrò parlare con più voci insieme: - Datecela... Devono morire... no... gthaur... Datecela... morte... vi distruggeremo... No, la vogliamo...

Johann si avvicinò quindi al muro nel tentativo di trattare e riconobbe tra i cadaveri imprigionati nell'abominevole non-morto il volto di Randall!
L'azione diversiva di Johann aveva permesso agli altri di svegliare Axine, Gweyr, Cyrano e Koguar che ancora dormivano attorno ai resti della Rosa.

Randal. Randal, il loro nemico. Quel Randal che Kreena non aveva mai visto ma che sapeva essere la causa della morte di alcuni compagni e della sofferenza di molti altri. Randal, colui che voleva portare la Dea Ragno nel mondo: ed ora era là, intrappolato in quel muro come una mosca nella tela.
La ricompensa della sua oscura Signora.
[Da una mail di Sarmar/Kreena del 07 07 05]

Seguì una lenta trattativa tra il cadavere vivente di Randall imprigionato nel Muro ed il gruppo. Randall ripeteva di volere la Rosa mentre il gruppo, non fidandosi, cercava di capire il suo vero scopo.
Infine, irritato da Cyrano, il fu-Randal scagliò una grossa palla di fuoco sul guerriero, coinvolgendo anche altri nell'esplosione: uno degli elfi e i guerrieri della Rocca, Erdal e Lynis, morirono carbonizzati.
Gli eroi allora si avvicinarono al Boccio della Rosa per dar l'impressione di eseguire l'ordine di Randall. Da vicino sembrava una sorta di bozzolo duro e rugoso come una prugna secca e aveva un chè di "coriaceo".
Cyrano e Johann punzecchiarono il bozzolo con le spade staccando con facilità scaglie della strana sostanza di cui era fatto. Infine Cyrano, con un gesto improvviso e deciso, infisse la sua lama all'interno di quella massa blasfema...
La spada s'immerse in qualcosa di morbido che lanciò un gridolino di dolore. Il guerriero estrasse quindi la spada rossa di sangue.
All'interno del bozzolo dilaniato vi si trovava una bambina di circa 5 anni, nuda, dalla pelle bianca, i capelli neri che stava in posizione fetale. La spada l'aveva colpita all'addome e stava perdendo sangue scarlatto. La bimba rantolò e si contorse.
Il Muro Vivente fremette. La voce distorta del fu-Randal parlò: - Decapitatela o non morirà. Poi consegnatemela e andatevene!

[...] Kreena strabuzzò gli occhi, allibita: dentro il bozzolo stava una bambina, piccola, indifesa. I capelli neri, la pelle candida, su cui spiccava ancor più brutalmente la scarlatta ferita inferta dal guerriero di Verge. Piangeva, piangeva e si contorceva, quella cosina, piegata dal dolore: lo stomaco di Kreena si rovesciò, mentre sentimenti contrastanti e potenti l'attraversavano.
Ucciderla? Come potevano farlo? Quella era la nemica? Quella la creatura temibile, la Dea-Ragno che tanto avevano temuto? Una bimba, una semplice, debole bimba? E perchè, perchè Randall ora voleva che morisse?
[da una mai di Sarmar/Kreena del 27 07 05]

Kreena, presa da pietà, parlò dolcemente alla bimba che stava soffrendo per la ferita. La spada di Cyrano le aveva inflitto una ferita piuttosto seria che avrebbe ucciso all'istante una qualsiasi persona normale. Ma la bimba non sembrava in pericolo di vita.
Kreena si autonominò mamma della bimba e la chiamò Samara. La bimba nata dalla rosa accettò di buon grado sia il ruolo di figlia che il nuovo nome.
Allora il volto, morto, di Randall si contorse: - Noooo! Uccidetela adesso! Dopo vi dirò di Vorn! E' nel mio interesse, lui vi ucciderà tutti per me, dannati!
Tutto il muro stava tremando, e l'impressione generale era che la trattativa ben presto si sarebbe conclusa... in un modo o nell'altro!

Kreena spiegò rapidamente alla bimba che il gruppo cercava di proteggerla dal Muro vivente. A Samara bastò un'occhiata al fu-Randall per comprendere che ciò che aveva detto Kreena era in qualche modo vero.
- Mamma lagione - disse - lui cattivo, lui vuole me male... Allora altli mangia lui...
Dopo alcuni istanti nel muro accadde qualcosa di orribile: le altre creature imprigionate iniziarono a fare a pezzi la carne morta di Randall!
L'ex mago si difese come poteva urlando in un delirio di rabbia: - Maledetti! Pazzi! Vorn mi ha mentito! Uccidetelo... Sulle montagne di Cruth... una fortezza...
La porzione di Muro dove si trovava Randall venne fatta letteralmente a brandelli e divorata.

Randall, il nemico che aveva ucciso William e Thor aveva finalmente ottenuto l'orribile morte che meritava.

...Il sangue le si gelò nelle vene. Un brivido di orrore le percorse la schiena. Nessuno poteva più avere dubbi ora.
La verità era lì, davanti ai loro occhi. Si contorceva in spasmi di dolore e morte, lì, in quella parte del muro che era stata Randall, lo stregone. La potevano sentire urlare di rabbia e di atroce sofferenza. Divorato vivo. La peggiori delle morti immaginabili. Anche per un nemico.
Quella bambina… Quella che Kreena abbracciava e coccolava. Un suo desiderio. Un suo capriccio. La causa di tanto orrore. Tutti i dubbi dissolti.
Era Lei. La Dea del Male. La Rosa. Il Ragno. Il loro Nemico.
Ghenna fissò con orrore la creatura, orrore e preoccupazione per le braccia che la stringevano amorevolmente.
Guardò Kreena. I suoi occhi fissi a osservare la scena. Ghenna vide riflesso negli occhi della ragazza, il suo stesso orrore.Un attimo dopo, li vide brillare. Di consapevolezza.
E Ghenna fu certa che Kreena non era sotto l'influsso di qualche incantesimo arcano.
Fu certa che anche Kreena, coma lei stessa, come tutti, sapevano quale creatura stavano accogliendo. Quali i suoi poteri. Quale il pericolo che rappresentava.
Tenerla sotto controllo... e cercare di saperne di più.
Un nuovo nemico all'orizzonte... una pista da seguire.
Randall era un nemico... erano stati convinti che far rinascere la Rosa fosse stato il suo unico scopo... ma alla fine, voleva distruggerla.
Il confine fra il Bene e il Male reso troppo sfumato dai troppi inganni...
[Da una mail di Tella/Ghenna del 03 08 05]

Infine gli eroi, esausti, si allontanarono dal Muro e da quella distesa di morti. Cento vittime erano necessarie per risvegliare la Rosa, un'ecatombe, ed adesso era palese che quei corpi nella valletta erano stati sacrificati tutti: orchi, elfi e drow.
Avrebbero dovuto alzare una pira per tutti quei morti, portava sfortuna lasciarli là a marcire... Ma tutti erano troppo esausti per fare quasiasi cosa quel giorno.

Il gruppo notò che il paesaggio era diverso rispetto al sogno: la valletta dove si trovava l'Albero della Vita era circondata da una costa rocciosa marrone abbastanza ripida e l'ingresso alla valletta era formato da un palazzo di marmo bianco e nero molto semplice e allo stesso tempo molto armonioso. Non vi erano grotte: era stato il palazzo stesso ad apparire come una grotta nel Sogno della Rosa. All'esterno non vi era alcuna collina di ossidiana, soltanto il bel palazzo e la rupe rocciosa.
Poco distante dalla valletta vi era il vero villaggio di Riverfork, anche la città contorta del sogno era svanita. Il villaggio era formato da poche decine di case ben armonizzate tra gli alberi ma adesso erano state quasi tutte distrutte e incendiate.
Resisteva in piedi soltanto un palazzo fatto in pietra e legno, pressochè intatto: la residenza del capoclan che governava il villaggio.
Un'altra struttura costruita in parte di pietra era il tempietto di Gea: restavano in piedi soltanto le colonne.
Nonostante il sogno fosse scomparso, aleggiava ancora nell'aria una cupa sensazione, e le grosse querce sembravano tutte morte.

Il villaggio era deserto. Johann spiegò che quando si era risvegliata era andata a cercarli ed aveva incontrato soltanto due elfi ancora vivi, un paio di orchi e un drow. Tutto il resto era morte e rovina.
Il gruppo si sistemò nel palazzo. Quella notte sembrò particolarmente piacevole dopo la dura esperienza del sogno.
La mattina successiva una nebbia piuttosto fitta copriva il villaggio e Samara, appena sveglia, andò fuori dall'edificio elfico a correre e giocare. Kreena, ma non solo lei, la teneva d'occhio.
Tutto era finito, sebbene non come molti si erano immaginati: la Rosa Nera non era risorta come la visione apocalittica aveva predetto, ma come bambina che in quel momento stava dando la caccia a farfalle...
Randall era definitivamente morto, ma ciò che aveva detto riguardo a Vorn il Nero, che si nascondeva tra le montagne di Cruth, aveva fatto in modo che la definitiva fine fosse ancora lontana.
Sicuramente Vorn non avrebbe potuto recuperare facilmente i tre artefatti per evocare una nuova Rosa Nera: l'Olio della Notte dei nani, la Fiamma Nera degli halfling e l'Albero della Vita degli elfi. Il gruppo sapeva che la prima volta Randall ci aveva impiegato almeno tre anni, lavorando di nascosto e cercando scrupolosamente gli obiettivi più facili da raggiungere.
Questo dava agli eroi un ampio margine per prepararsi ed organizzare un'offensiva, avvisando le autorità di Karameikos o fare qualsiasi altra cosa volessero...


EPILOGO

Il giorno successivo, la maggior parte degli eroi tornò nella valletta:
[...] Cadaveri coprivano il terreno e il Muro Vivente era ancora là, in mostruosa attesa di chissà che cosa, incapace di andarsene, inutile, ora che il suo compito di guardiano era fallito miserevolmente. [...]
Il compito di distruggere il non-morto non fu molto gravoso: bastarono poche frecce incendiarie ed un paio di incantesimi a chiudere definitivamente quel capitolo oscuro. Solo ossa restavano, ora; solo ossa e desolazione.
Kreena sospirò, pensando al lavoraccio che li aspettava, se volevano ripulire quel luogo d'orrori, e tutto solo per la gloria...
-Ufff... - sbuffò, passandosi una mano sulla fronte e riponendo l'arco - Ho rimediato solo delle cicatrici, in questo bel posto...
Poi vide il luccichio e lo sguardo le si illuminò.
- ORO!! Ehi!! C'e' oro!!! - esclamò, saltando tra i cadaveri ammonticchiati come fosse in uno splendido prato fiorito.
Non c'era solo oro, nella Valle. C'era anche argento e platino, gioielli e gemme sfavillanti. C'erano spade di magnifica fattura ed armature d'ogni taglia e forma. Archi e frecce spuntavano tra i corpi, insieme a zaini e tascapani pieni d'ogni grazia degli Dei: pozioni, pergamene arcane e qualsiasi altra cosa potesse venire in mente.
Kreena aveva dimenticato le ferite, sconfitto la fatica: correva qua e là, prendendo, ammucchiando, intascando, meditando e, molte volte, lasciando andare qualche oggetto per poterne prendere un altro, più carino o sfavillante. Gridolini di gioia e commenti d'ogni tipo rompevano il silenzio cupo della Valle, dove i corpi pian piano ammonticchiati iniziavano a conoscere la pace eterna delle fiamme. Vita prorompeva da lei, schiumeggiando come un torrente, inondando e ripulendo quel luogo di morte. [...]
[Da una mail di Sarmar/Kreena del 19 09 05]

Gli eroi trovarono gran parte delle ricchezze del villaggio elfico di Riverbank che orchi e drow avevano trafugato prima di venire coinvolti nel Sogno della Rosa. Oltre ai gioielli vi erano anche numerose armi di pregevole fattura appartenuti sia agli elfi che ad orchi o drow defunti.
Una volta sepolti o bruciati i cadaveri ed aver raccolto gli oggetti di valore, il gruppo lasciò il villaggio fantasma di Riverbank diretto a Nord verso la Rocca.
Presto comunque incontrarono Elaiss, l'elfo amico di Aurin, ed i quattro guerrieri della rocca superstiti. Avevano custodito loro i cavalli del gruppo lasciati oltre la nebbia magica.

Finalmente gli eroi scoprirono che il giorno era il 9 Thaumont. Facendo due calcoli significava che erano rimasti prigionieri del Sogno per poco più di un giorno. Menelithil invece era rimasto nel Sogno almeno 3 o 4 giorni.
Elaiss e gli altri vollero sapere quanto fosse successo al di là della nebbia durante il tragitto verso la Rocca di Riverfork.

Quando il gruppo si allontanò dal cuore della foresta di Riverfork, Kiyren diede loro l'addio.
In particolare si soffermò da Axine che l'aveva curata e la ringraziò benedendola nel nome di Gea.
Kyiren disse anche: - Samara non appartiene a questo mondo, ma questo non significa molto. Gea non emette sentenze nè si schiererà verso una minaccia presunta dato che l'Equilibrio è stato ripristinato. Buona fortuna e addio.

Quel giorno il cielo era grigio e luminoso e faceva piuttosto freddo. Gli eroi ormai avevano la Foresta di Riverfork con tutti i suoi orrori alle spalle.
Giunsero in vista della Rocca di Riverfork solo quando il sole era tramontato ed era spuntata la falce di luna crescente.
L'arrivo degli eroi al portone della Rocca fu salutato dal raglio lontano di un asino.
Poi iniziò a nevicare e tutti si affrettarono ad entrare nella Fortezza del Duca.



Fine Libro 1
Leggi le Schede e Statistiche del Libro 1.
L'avventura continua nel Libro 2.