La Compagnia dei Mercanti di Kelven è dedita al commercio delle mercanzie più varie e accoglie tra le sue fila sia gestori di banchi dei mercati sia molti commercianti con bottega.
I suoi membri possono fregiarsi, in occasione delle fiere, del mantello di seta gialla.
Molti in città sostengono che oltre alle attività svolte alla luce del sole, la Compagnia sia la copertura di una gilda di ladri molto potente. Nessuno però oserebbe dirlo apertamente.
A capo della Compagnia c'è Tordok, un uomo
enigmatico che gestisce un banco dei pegni con il quale
si è costruito una certa reputazione evitando di imporre
tassi troppo onerosi ai più poveri e bisognosi.
I membri della Compagnia spesso espongono merci provenienti da tutto Karameikos, molte delle quali vere e proprie cianfrusaglie. A volte però, forse su richiesta di Tordok, lasciano che alcuni pezzi pregiati finiscano sui banconi forse per essere smerciati senza attirare troppa attenzione.
La provenienza delle merci vendute è sconosciuta ai clienti, ma probabilmente non lo è alle decine di carovane che vengono assalite in continuazione sulla strade che unisce Kelven alle Cinque Contee o a Darokin.
Spesso inoltre mercanti in arrivo in città vengano alleggeriti delle loro mercanzie e costretti a rivolgersi a Tordok per degli onerosi prestiti.
All'interno di Kelven comunque raramente si verificano spargimenti
di sangue o azioni eclatanti verso i mercanti provenienti
da altri Paesi. Ci sono molti motivi però per i quali Kelven
deve restare un'importante e sicuro nodo commerciale. Dentro
le mura vengono compiuti solo piccoli e saltuari furti dei
quali la Compagnia cerca di far incolpare Philippe,
uno strano e misterioso personaggio di cui si dice che controlli
il Quartiere dei Pescatori.
Tordok
Aspetto: Tozzo e muscoloso ha tutte le
caratteristiche dell'uomo d'armi. Non ha cicatrici evidenti
ma i muscoli del suo braccio destro lasciano intendere che
spesso ha usato la mazza che porta con se. La mascella squadrata
difficilmente lascia trasparire tracce di felicità mentre
sul suo volto, spesso, prende forma quel sorrisetto beffardo
di chi è riuscito a fregare tutti.
A Kelven indossa quasi sempre vestito con abiti comuni e solo in occasione delle fiere impreziosisce il suo aspetto con il mantello di seta gialla simbolo della Compagnia dei Mercanti.
Carattere: Incline alla truffa e bramoso di potere, con il suo carisma è riuscito a costruire una vera e propria organizzazione con numerosi subordinati ai quali affida i compiti più gravosi. Attualmente mira al controllo del porto, l'unica zona di Kelven non ancora controllata dalla sua Compagnia.
Il rispetto di cui gode fra i brutti ceffi che frequenta non è dovuto tanto alla sua forza fisica quanto alla sua capacità di raggirare i potenti e i poveri con la stessa facilità. E' riuscito ad ottenere dal Governo cittadino un permesso grazie al quale é l'unico organizzatore delle fiere commerciali a Kelven.
Storia: Cresciuto sugli Altan Tapes, fin
da giovane si è dimostrato un buon artigiano ed un esperto
esploratore di miniere... non era quello però il suo futuro.
Nel suo cuore covava infatti l'odio contro i maghi di Glantri,
a causa delle storie ascoltate da giovane sulle persecuzioni
inflitte alla sua razza.
Così, raggiunta la maggiore età, Tordok fuggito da casa, divenne un bandito. La sua fama crebbe rapidamente fra i malviventi grazie alle numerose rapine compiute spingendosi fino a Darokin.
Successivamente, costituita una piccola banda, decise di spostarsi a Glantri scorrazzando per mesi nascosto dalla fitta vegetazione, nei pressi delle principali vie di comunicazione. Le storie raccontano che abbia ucciso decine di maghi firmando ogni delitto con l'impronta della sua mano impressa nel sangue delle sue vittime.
Anche quando la sua banda venne sgominata da mercenari assoldati dai maghi, Tordok riuscì a cavarsela corrompendo una guardia e fuggendo a Karameikos, alla ricerca di nuovi territori di caccia.
Da qualche anno è a Kelven, dove ha creato una Gilda che agisce sotto la copertura legale della "Compagnia dei Mercanti di Kelven" e grazie alla quale controlla quasi tutti gli affari sporchi della città.
Philippe
Aspetto: Philippe è un uomo dal fisico
imponente che si dovrebbe notare immediatamente... eppure
non è così!
Solitamente, la sua presenza viene avvertita solo dopo il suo passaggio...
La notevole altezza che dovrebbe renderlo molto visibile all'interno di una folla è infatti bilanciata dalle
perfette proporzioni del resto del corpo e accompagnata da una flessuosità assolutamente innaturale dei movimenti.
Ha la pelle molto abbronzata, quasi bruciata dal sole.
Gli occhi sono di un verde chiarissimo sorprendente, tanto da
sembrare, a volte, quasi trasparenti ed i suoi lineamenti non sono affatto quelli tipici del continente.
Anche il suo abbigliamento stravagante e colorato profuma di terre esotiche e lontane, posti d'oltremare.
I capelli neri di media lunghezza sono pettinati in una foggia particolare, crespi di natura ma
raccolti in vari tipi di trecce che compongono un'acconciatura tanto elaborata quanto può
sembrare casuale e scomposta ad un primo, superficiale esame.
Generalmente Philippe é avaro di sorrisi ma in rare occasioni i suoi denti, bianchissimi e perfettamente regolari
balzano immediatamente agli occhi.
L'orecchio destro è quasi totalmente coperto da un complicato intrico tribale tatuato, quello sinistro invece è adornato
soltanto da un orecchino a campanella d'oro bianco, senza alcuna incisione.
Una stranissima cicatrice orizzontale sostituisce il sopracciglio sinistro, così precisa da poter sembrare un naturale
sopraccigilio biondo.
Carattere: Taciturno, silenzioso
nella maggior parte del tempo persino con i pochi amici.
Nonostante ciò riesce ad essere incredibilmente spontaneo
e ciarliero ogni volta che la situazione lo richieda. E'
un ottimo attore, risultando simpatico e gioviale senza
che il suo viso tradisca però nessun tipo di espressione.
E' un lupo solitario cui piace stare da solo. Apprezza poche cose al mondo come una notte tranquilla e solitaria passata
a girovagare per i moli...
Storia:
Philippe Moyet Polnaréff è originario di un altro continente. Non ha mai conosciuto sua madre e non ha mai saputo nulla
della sua sorte.
La sua infanzia è trascorsa a bordo di una nave pirata, la Prekok, dove suo padre era timoniere in seconda ed uomo di fiducia
del capitano Mendoza.
La sua cuccetta si trovava nella stiva dove la ciurma si riuniva la sera a far baldoria, a giocare a dadi e a bere.
Lì aveva iniziato ad imparare tutto quello che sapeva fare nella vita, l'abc sul sartiame di quella nave che era stata
la sua casa per almeno 16 anni.
Il suo fisico si era scolpito e temprato tra il sole e le tempeste, quelle tempeste che amava tanto e durante le quali
dimostrava il suo folle coraggio osando tutti i compiti più difficili e rischiosi.
Suo padre morì a causa della cancrena di una ferita che sembrava da niente, ma che il capitano Mendoza sottovalutò
ritardando il rientro in porto.
Mendoza aveva sbagliato e Philippe non era il tipo che si perdeva in chiacchiere e spiegazioni...
Due notti dopo aver attraccato in porto, con la salma del suo vecchio che galleggiava chissà dove a largo,
si introdusse nella cabina del capitano e gli tagliò di netto la gola mentre dormiva.
Prese tutto quello che riuscì a trovare e se ne andò nella notte, completamente solo.
Tra gli oggetti vi era un libricino di piccole dimensioni, rivestito di una pelle scura e ruvida di colore grigiastro
con uno strano marchio in oro e argento sulla copertina, un simbolo talmente intricato che Philippe non
è mai riuscito a comprendere cosa rappresentasse.
L'oggetto in realtà potrebbe tranquillamente non essere neppure un libro dato che la copertina é totalmente chiusa,
cucita su tutti i lati, rendendolo una sorta di parallepipedo dall'uso totalmente indefinibile coperto da quella strana
pelle che sembra assolutamente immune a tutto, impossibile da scalfire e da danneggiare.
Per Philippe è divenuto un portafortuna da cui non si separa mai.
Da allora in poi ha veleggiato lungo molti mari, costeggiando i continenti, fino a quando ha deciso di fermarsi a Kelven....
il perchè nessuno lo sa.
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